WASHINGTON - Alcuni dei suoi più stretti alleati repubblicani, inclusi personaggi chiave come Steve Bannon, hanno espresso preoccupazione per un possibile coinvolgimento in un nuovo conflitto in Medio Oriente.
Bannon, voce influente del fronte “America First”, ha avvertito che un’azione militare contro l’Iran senza un accordo diplomatico rischia di ripetere gli errori della guerra in Iraq: “Non possiamo farlo di nuovo. Distruggerebbe il Paese”, ha dichiarato l’ex consigliere.
La base anti-interventista del Partito Repubblicano (la maggioranza) teme che Trump si allontani dalla sua storica prudenza in politica estera. Il sostegno militare degli Stati Uniti alla campagna israeliana, incluso l’utilizzo di bombe bunker buster, rappresenterebbe una svolta fondamentale.
Trump ha minimizzato le critiche, dichiarando: “I miei sostenitori mi amano più oggi di quanto mi amassero durante la campagna – per poi ribadire -: L’Iran non può avere un’arma nucleare. Se la scelta è tra combattere o permettere che ce l’abbiano, bisogna agire”.
La frattura è evidente: personalità come Tucker Carlson, Marjorie Taylor Greene e lo stesso Bannon chiedono cautela e coinvolgimento del popolo americano. Un confronto acceso tra Carlson e il senatore Ted Cruz ha mostrato pubblicamente il disaccordo interno.
Il vicepresidente JD Vance sta cercando di smorzare i toni, sostenendo che “Trump si è guadagnato fiducia su questo fronte”.
Intanto, Trump ha dichiarato di avere idee su come procedere, ma nessuna decisione definitiva è stata ancora presa, come testimonia quel suo “may or may not” offerto ai cronisti che gli chiedevano se avrebbe ordinato attacchi congiunti a quelli che Israele sta portando contro l’Iran.