CITTÀ DEL MESSICO - La partecipazione di Silvia Delgado alla corsa per una carica giudiziaria nello Stato messicano di Chihuahua ha attirato l’attenzione pubblica, non solo per il suo passato legale, ma soprattutto per il profilo del suo assistito più famoso: Joaquín “El Chapo” Guzmán.  

La sua candidatura, inserita in un esperimento politico senza precedenti nel Paese (l’elezione diretta dei magistrati da parte dei cittadini), ha sollevato un acceso dibattito sull’etica e la trasparenza nelle istituzioni giudiziarie. 

Delgado ha fatto parte del team legale del celebre narcotrafficante a partire dal 2016, ricoprendo un ruolo chiave nel mantenere la comunicazione tra Guzmán e i suoi avvocati e presentando vari amparos (provvedimenti d’urgenza), tra cui uno per migliorare le sue condizioni detentive. Ha anche denunciato presunti abusi da parte del personale carcerario, accuse che in parte sono state poi smentite. 

Guzmán è stato il leader del cartello di Sinaloa, una delle organizzazioni criminali più potenti e violente del narcotraffico internazionale. Attualmente sta scontando l’ergastolo negli Stati Uniti, dopo essere stato condannato per traffico di droga, omicidi e altri reati gravi. 

La candidatura di Silvia Delgado è stata sostenuta dalla governatrice di Chihuahua, Maru Campos, e ha scatenato critiche da parte di gruppi civici come “Defensorxs”, che hanno inserito Delgado in una lista di aspiranti giudici con profili controversi.  

Tra gli altri candidati segnalati figurano ex funzionari accusati di corruzione, legami con il crimine organizzato o abusi sessuali. 

Il progetto elettorale, che porterà i cittadini a votare direttamente oltre 3.400 funzionari giudiziari, dalla Corte Suprema ai tribunali distrettuali, è parte della riforma promossa dal precedente presidente, Andrés Manuel López Obrador. 

Tuttavia, questa iniziativa ha generato preoccupazioni in merito alla qualità dei candidati, alle modalità di selezione e al rischio di politicizzazione della giustizia. 

Nonostante le polemiche, l’autorità elettorale ha chiarito che i nomi già inseriti nelle schede non possono essere rimossi prima del voto. La validità delle nomine sarà verificata solo dopo l’elezione, il 15 giugno, quando si deciderà se i candidati eletti sono idonei a ricoprire le rispettive cariche.