MESAGNE (Brindisi) - Soprannominato “marocchino”, al 51enne Antonio Vitale perché lasci il carcere ci vogliono ancora alcuni anni. Nel frattempo, però, il mesagnese, in carcere dagli inizi degli anni ‘90, si è prima diplomato e poi è arrivato a un passo dalla laurea in legge. Vitale, infatti, completati gli esami, ha chiesto la tesi di laurea, che dovrebbe sostenere tra non molto. Quello del “marocchino” è uno dei nomi pesanti della Sacra corona unita. Condannato per avere fatto parte della Scu, dopo ben tre evasioni si era rassegnato a trascorrere i vari anni di carcere che gli erano stati comminati in diversi processi legati alla sua attività mafiosa. 
La prima evasione la mise in atto quando era ancora minorenne (aveva 17 anni ed era recluso nel carcere minorile di Lecce). Fu ripreso, ma non si arrese. Due anni dopo, ottenuto un permesso per partecipare al funerale di uno zio, finito il rito funebre tagliò la corda. Fu rintracciato qualche tempo dopo in un casolare. Ritornato in carcere partecipò alla ristrutturazione della Sacra corona unita. Messo da parte il due storico formato da Giuseppe Rogoli e Salvatore Buccarella, Vitale, Massimo Pasimeni e Massimo D’Amico diedero vita alla Sacra corona libera. 
Ma in carcere Vitale non ci voleva proprio stare. E così organizzò una terza fuga. Era il 1994 ed era recluso nel carcere di Brindisi. Il piano era stato studiato alla perfezione. Scattò quando i carabinieri fecero uscire dal cellulare Vitale per condurlo nell’aula della Pretura che in quegli anni era allocata in uno stabile al rione Sant’Angelo. Pretura che qualche anno dopo verrà praticamente distrutta da Vito Di Emidio, il quale collocò un ordigno talmente potente nel supermercato situato al primo piano, la cui esplosione rese inagibile l’intero stabile. Vitale, sebbene ammanettato, saltò sul sellino posteriore di una maxi-moto, condotta da un complice e scomparve, spalleggiato da due auto a bordo delle quali ce’erano altri suoi complici che gli coprirono la fuga, sparando. Fu riacciuffato dopo un paio di anni. 
Da allora è finito in un carcere di massima sicurezza e sottoposto al regime carcerario con restrizioni che non ha mai più lasciato, rinnovato puntualmente ad ogni scadenza. In tutti questi anni di 41 bis Vitale, oltre ad affrontare altri processi, ha studiato.