ROMA - Accordo di programma, ammortizzatori sociali, ingresso di nuovi investitori privati. La strada per tenere accese le luci dell’ex Ilva passa da questi snodi. Prosegue il confronto tra governo ed enti locali per trovare un’intesa sull’accordo di programma interistituzionale, predisposto dal Mimit e dal Mase, tappa fondamentale per ottenere la nuova Autorizzazione integrata ambientale e avviare il percorso di piena decarbonizzazione dell’acciaieria di Taranto. Un confronto che, dopo l’ultima riunione, il ministero delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha definito “costruttivo e nel merito”, manifestando “massima disponibilità a valutare e recepire le eventuali istanze che emergeranno dal territorio”. 

L’invito agli enti locali è stato quello di avanzare le proprie proposte di modifica alla bozza di accordo. Parallelamente, al ministero del Lavoro, procede il tavolo sulla nuova istanza di cassa integrazione straordinaria che coinvolge 4.050 lavoratori, di cui 3.500 solo nel sito tarantino.

I sindacati hanno chiesto garanzie e tutele per i lavoratori, ma anche più certezze sulle prospettive e sulla ripartenza. “Pensare di scaricare i lavoratori alla cassa integrazione per noi è inaccettabile. Va costruita una prospettiva di ripartenza dell’azienda e vanno attivati percorsi di formazione”, ha dichiarato il coordinatore nazionale siderurgia della Fiom Cgil, Loris Scarpa. Per il segretario nazionale della Uilm, Guglielmo Gambardella, “lo Stato deve intervenire con le risorse necessarie” e “quando ci sarà un rinnovo della Cig con un accordo sindacale le condizioni di miglior favore per i lavoratori devono essere riconfermate”. “C’è la forte volontà da parte ministeriale e aziendale di portare a conclusione un accordo, ed è quello che sentiamo anche noi perché va data copertura ai lavoratori”, afferma il segretario nazionale della Fim Cisl, Valerio D’Alò, guardando già al prossimo tavolo sulla Cig previsto per il 3 luglio. 

Restano le preoccupazioni dei sindacati sulla continuità produttiva. L’intenzione dell’azienda, hanno spiegato al termine del tavolo, è quella di far ripartire l’altoforno 2 entro dicembre 2025, prevedendo quindi fino a dicembre il proseguimento dell’attività con l’altoforno 4, per poi provvedere alla fermata ed effettuare le opportune manutenzioni. In sostanza, fino a febbraio 2026, si opererà con un solo altoforno, in attesa degli sviluppi sulla vicenda giudiziaria che riguarda l’altoforno 1. 

Palazzo Chigi intanto ha garantito le risorse per la continuità stanziando 200 milioni. Resta aperto, poi, anche il fronte degli investitori, con Baku Steel in prima fila, seguito da Jindal e Bedrock. Ma il nodo da sciogliere resta l’Aia, perché senza autorizzazione ambientale non si possono chiudere accordi né trasferire asset, alcuni dei quali si trovano ancora sotto sequestro giudiziario.

“Le decisioni che si andranno a prendere non possono ridursi a un esercizio amministrativo o a un compromesso tra interessi contrapposti. Devono invece fondarsi su una chiara assunzione di responsabilità politica, che tenga conto della storia complessa di Taranto, delle ferite ancora aperte e del diritto della città a un futuro radicalmente diverso”.

Così il sindaco del capoluogo pugliese Piero Bitetti dopo la video-call convocata dal ministro Urso con gli enti locali e il commissario dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio per discutere dell’accordo di programma interistituzionale per l’ex Ilva. “Il Ministro - aggiunge Bitetti - ha confermato la posizione già espressa nei tavoli precedenti. In qualità di sindaco di Taranto, con spirito di collaborazione e nel pieno rispetto del ruolo istituzionale che il Comune riveste, ho rappresentato le istanze e le preoccupazioni dell’intera comunità cittadina. Insieme agli altri enti locali, ci impegniamo a produrre le osservazioni richieste da Urso”. 

Bitetti avrebbe manifestato perplessità sulla nave rigassificatrice, la piattaforma di desalinizzazione e i tempi per il processo di decarbonizzazione fino al 2039 previsti nella bozza dell’intesa. Il primo cittadino tarantino ritiene peraltro “al tempo stesso doveroso convocare tutti i consiglieri comunali, di maggioranza e d’opposizione, per affrontare un tema che riguarda da vicino il futuro della nostra città”.