SYDNEY - Arrestata nell’ottobre scorso, Rae deve anche rispondere dell’accusa di possesso di materiale pedopornografico.
Inizialmente era stata liberata, ma a gennaio è tornata in custodia cautelare dopo aver presumibilmente telefonato al ragazzo cinque volte in due ore e mezza, nel tentativo di convincerlo a cambiare la propria versione dei fatti. Secondo il giudice Hament Dhanji, “durante quelle chiamate, si ritiene che Rae abbia cercato di persuadere il ragazzo a fornire una versione falsa degli eventi”.
Il giovane, però, ha raccontato tutto alla madre, che si è poi rivolta alla polizia. Di conseguenza, Rae è stata incriminata anche di tentativo di ostacolare la giustizia e di violazione di un ordine restrittivo che le vietava ogni contatto con la presunta vittima.
Durante l’udienza della Corte Suprema del New South Wales, Rae è apparsa da una cella del carcere di Dillwynia, a nord-ovest di Sydney. La donna ha mostrato segni di evidente commozione, scoppiando in lacrime quando il giudice ha disposto il rilascio su cauzione.
Il giudice ha riconosciuto le preoccupazioni dell’accusa, ma ha ritenuto che i rischi non fossero tali da giustificare una detenzione prolungata. Il magistrato ha sottolineato che Rae, non potendo più lavorare come insegnante, difficilmente rappresenterebbe un pericolo concreto di recidiva.
Rae sconterà la custodia cautelare presso la sua abitazione a Bolton Point, a sud di Newcastle con severi vincoli: non potrà avere contatti con minori di 16 anni, utilizzare i social media, né possedere più di un cellulare.
Il processo avrà inizio il 3 luglio presso il tribunale distrettuale di Newcastle.