MORÓN (BUENOS AIRES) – Avere un ruolo nelle istituzioni, dare spazio ai giovani, favorire la presenza di donne nelle commissioni direttive.

È la direzione da prendere permettere alle società mutualistiche italiane di sopravvivere al cambio generazionale e per colmare un debito storico nei confronti dell’immigrazione femminile.

Francesco Matina, presidente di Faia (Federación de Asociaciones Italianas en Argentina) non ha dubbi e lo ricorda ogni volta che convoca una riunione dei soci, come quella del 9 settembre nella sede del municipio di Morón.

Scelta non casuale, quella della "città del conurbano di Buenos Aires con la più alta densità di italiani”, come ha sottolineato Diego Spina, consigliere municipale, ricordando come i più vecchi atti di nascita conservati nel registro di stato civile del Comune siano tutti italiani.

“Morón è cambiata molto negli ultimi decenni” dice Spina.

In 25 anni ha triplicato i suoi abitanti, oggi poco meno di 310mila. È il centro nevralgico della zona ovest dell’area metropolitana. La sua stazione ferroviaria, usata dai pendolari per raggiungere la capitale, è quella che vende più biglietti di tutta l’Argentina.

“I giovani – continua Spina – mettono tutto in discussione, lo vediamo in questa campagna elettorale. L’unica cosa che non discutono è la propria origine italiana”.

Parole che confermano l’intuizione di Matina. “Se non diamo spazio alle giovani generazioni, l’associazionismo italiano muore”, ribadisce il presidente.

In questo senso, è stata emblematica la partecipazione all’incontro di Carla Piccardo – giovane e donna – presidente della Sociedad Italiana di General Rodríguez.

Certo, ma quali giovani e quale associazionismo si prefigurano all’orizzonte?

“È finita l’epoca della tarantella e della pasta – dice il presidente di Faia –. Dobbiamo lavorare con le istituzioni argentine, essere più vicini al popolo. Le nostre associazioni hanno una storia centenaria, molte di loro sono nate prima degli stessi municipi”.

Le varie società mutualistiche italiane presenti all’assemblea (tutte della provincia di Buenos Aires) ne sono la prova vivente.

Tra esse si trovano quelle di Morón (155 anni), Marcos Paz (146 anni), Merlo e General Rodríguez (129), Navarro (128), Las Heras (126), Pilar (118 ), oltre ad altre di più giovane costituzione, come quella di Mariano Acosta. Nata appena 7 anni fa, ha trovato nelle “consorelle” di Faia appoggio e consulenza.

“Con una traiettoria così, al fianco dei primi immigrati nella creazione di queste città, meritiamo almeno un consigliere in ogni consiglio comunale” afferma Matina.

“La legge della Provincia di Buenos Aires, a cui appartiene il conurbano, dà agli immigrati la possibilità di votare alle elezioni amministrative – dice Hernán Carlo, delegato alla cooperazione internazionale del Comune di Morón –. Vale per il voto attivo e passivo, per la scelta dei consiglieri municipali e deputati provinciali”.

Davanti alla legge diritti e doveri vanno di pari passo. “Gli italiani in Argentina hanno il diritto di partecipare alla vita politica e sociale del paese”, afferma Carlo.

Di certo non se lo sono mai fatti ripetere due volte. L’ex presidente, Mauricio Macri (Pro), ha la doppia cittadinanza, italiana e argentina. Suo cugino Jorge è candidato per lo stesso partito a governatore della capitale, ed è di origine italiana anche il suo avversario Leandro Santoro (Unión por la Patria).

Sergio Massa (Unión por la Patria), uno dei candidati alle prossime elezioni presidenziali, ha un'origine italiana diretta. Il padre Alfonso è nato a Niscemi (Caltanisetta), la madre Lucia Cherti è triestina.

Cognome italiano anche per il neoeletto governatore di una delle provincie cruciali per la politica argentina, quella di Santa Fe, Maximiliano Pullaro (radicale nella coalizione di Juntos por el Cambio).

Hernán Carlo scherza sul suo ruolo istituzionale e su come si intrecci alla sua storia personale: “Questo paese ha avuto una vocazione internazionalista fin dalla sua nascita. Mio nonno, negli anni ’30, è stato il proprietario della prima panetteria di Morón”.

Altro debito storico del mutualismo italiano in Argentina è il ruolo delle donne. Lo statuto di alcune associazioni (per esempio, quella di Marcos Paz) ne vieta la presenza in posizioni direttive.

Mentre Faia, a livello istituzionale, fa pressione affinché vengano modificati gli statuti più anacronistici, le donne non stanno certo ad aspettare che siano i loro colleghi maschi a fare posto. Da sole, con le loro forze e con la loro tenacia, si prendono spazi senza aspettare “quote rosa”.

A Merlo è proprio una donna, Adriana Della Chiusa, a esercitare il ruolo di corrispondente consolare, incaricata delle pratiche di stato civile, come registrazioni di atti di nascita e morte e matrimonio (esclusi, quindi passaporti e cittadinanze).

Ancora, fa parte della Faia María Rosa Alfieri, consigliera del Comites di Buenos Aires per la lista Italia Futura, nata in occasione delle ultime elezioni del 2021.

María Rosa Alfieri, consigliera eletta del Comites di Buenos Aires.

“All’ultima assemblea del Cam, la Confederazione delle associazioni mutualistiche argentine, c’è stato un incontro dedicato alle donne – racconta María Rosa –. E tutte, italiane e non, portavamo la stessa esperienza: un vuoto femminile in posizioni di vertice”.

La strada è ancora lunga. Ma la posizione delle donne della comunità italiana è chiara. Non sono più disposte a farsi dire “zitta e va’ in cucina”.