CANBERRA – La Commissione Fair Work ha annunciato un aumento dei salari minimi del 5,2%, quindi di poco al di sopra del tasso d’inflazione, misurato al 5,1%, ma destinato a salire al 7% entro Natale, in base alle previsioni della Reserve Bank of Australia (RBA).
La tariffa oraria della retribuzione minima salirà di $1,05, a $21,38, a partire dal 1° luglio.
Aumenteranno anche le paghe minime dei lavoratori con accordi collettivi ma di un’entità inferiore del 4,6%, con un incremento di almeno $40 a settimana per chi incassa meno di $869.60 a settimana.
La decisione della Commissione Fair Work interesserà 2,7 milioni di lavoratori.
Il primo ministro, Anthony Albanese, ha messo gli aumenti dei salari minimi al centro della campagna elettorale, sollecitando un innalzamento di almeno il 5,1% in linea con l’inflazione. La Confederazione sindacale ACTU chiedeva invece un aumento del 5,5%, mentre le organizzazioni di rappresentanza dei datori di lavoro avevano invece auspicato aumenti tra il 2,5 e il 3%, sostenendo che ogni percentuale maggiore avrebbe messo le imprese sotto estrema pressione e sarebbe stata insostenibile.
Il presidente della Commissione, Iain Ross, nell’annunciare la decisione ha sottolineato che l’aumento del costo della vita e la pressione sui lavoratori a paga bassa non poteva più essere ignorato: “Siamo consci dell’estrema vulnerabilità dei lavoratori a salario minimo in un contesto di aumenti dell’inflazione”, ha detto.
Secondo Ross, il mercato del lavoro è solido e gli aumenti in busta paga non avranno effetto avverso sull’economia.
Per la segretaria dell’ACTU, Sally McManus, la decisione di Fair Work “è ragionevole, equa, e una vittoria dei lavoratori, che potranno più agevolmente pagare l’affitto, la spesa e le bollette”.
McManus ha però espresso disappunto per il ritardo nei ritocchi salariali per i lavoratori dei settori della ristorazione e dell’aviazione civile, che sono ripresi bene dopo i lockdown.
“Tutti i lavoratori dovrebbero condividere i benefici del rilancio economico e della crescita che producono, ma non sta succedendo”, ha aggiunto la sindacalista.
La Camera di commercio ha avvertito che la decisione sottoporrà le aziende a maggiore stress: “Si tratta di un costo addizionale di 7,9 miliardi di dollari per le aziende interessate, quindi un costo considerevole, che vorrà dire meno utili o prezzi maggiorati per i consumatori”, ha detto il segretario della Camera, Andrew Mckellar.
Il neoeletto primo ministro è sotto rinnovata pressione per alleviare le difficoltà generate dall’aumento del costo della vita, con gli incrementi dei tassi d’interesse, il costo del carburante alle pompe e le bollette energetiche sempre più pesanti, che stanno già mettendo a dura prova i portafogli degli australiani.
Il governatore della RBA, Philip Lowe, in una rara intervista televisiva, martedì sera, ha dichiarato che il tasso d’inflazione raggiungerà il 7% a Natale e che sono previsti altri interventi del Consiglio direttivo in politica monetaria, che provocheranno rialzi nei tassi d’interesse.
“Si tratta di una percentuale elevata che dobbiamo ridurre per riportarla negli argini del 2-3%, e sono certo che ci riusciremo, ma ci vorrà tempo – ha detto Lowe -; proprio per il divario tra inflazione elevata e tassi d’interesse bassi che abbiamo deciso di intervenire in maniera determinata per normalizzare la situazione monetaria, e non è irragionevole pensare che il tasso ufficiale di sconto raggiungerà il 2,5%”.
Il tasso ufficiale di sconto, dopo i due aumenti consecutivi decisi durante le ultime riunioni mensili del Consiglio direttivo dell’RBA, è passato dal minimo storico dello 0,1% allo 0,85%.
“L’economia si è evoluta in maniera inaspettata, mostrandosi molto più resiliente – ha continuato il Governatore -, con una diminuzione drastica della disoccupazione e un aumento dei risparmi, ma anche con un forte aumento inflazionistico. Per questo abbiamo ritenuto necessario rispondere”.
E la situazione finanziaria generale peggiorerà ulteriormente a settembre, quando verrà revocata la riduzione del 22% dell’accisa sulla benzina.
La sera del 21 maggio scorso (giorno in cui si sono tenute le elezioni), la think tank progressista, The Australia Institute, ha condotto un sondaggio su un campione di 1.400 aventi diritto al voto, per saggiare il sostegno agli aumenti dei salari minimi, che è stato misurato all’80% tra gli elettori laburisti e al 79% tra quelli della Coalizione.