L’AQUILA - Resta ancora incerto il futuro della famiglia anglo-australiana che viveva in un bosco in Abruzzo.  

La Corte d’Appello dell’Aquila, al termine dell’udienza documentale, si è riservata di decidere sul ricorso presentato dai legali contro l’ordinanza del Tribunale per i Minorenni che aveva sospeso la potestà genitoriale a Nathan Trevallion e Catherine Birmingham e disposto l’allontanamento dei loro tre figli minori, successivamente trasferiti in una casa famiglia, dove è comunque consentito loro incontrare la madre. 

I giudici hanno tempo fino al prossimo 27 gennaio per pronunciarsi. 

L’udienza odierna, tenutasi da remoto, ha visto il deposito di note e memorie difensive da parte degli avvocati della coppia, Marco Femminella e Danila Solinas, che hanno contestato l’ordinanza impugnata, sostenendo l’assenza dei requisiti di emergenza, eccezionalità e interesse del minore, ritenuti necessari per giustificare un provvedimento così incisivo.  

Secondo la difesa, non vi sarebbe stata alcuna situazione di pericolo tale da rendere necessario l’intervento delle forze dell’ordine e sarebbero state possibili soluzioni alternative all’inserimento dei bambini in una struttura protetta. 

Ampio spazio è stato dedicato alla questione dell’istruzione: i legali hanno evidenziato che nel fascicolo mancavano documenti attestanti il percorso scolastico dei minori e hanno ribadito che l’istruzione parentale non era stata omessa né utilizzata in modo elusivo.  

Per la figlia in età scolare, i genitori avevano chiesto e ottenuto l’ammissione all’esame di idoneità presso una scuola statale, con il rilascio dei relativi attestati, acquisiti però solo dopo l’emissione dell’ordinanza di allontanamento.  

Proprio su questo aspetto sono stati chiesti chiarimenti attraverso un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione, presentata dalla deputata di Alleanza Verdi e Sinistra Elisabetta Piccolotti, anche alla luce delle affermazioni della tutrice secondo cui la bambina di otto anni non saprebbe leggere. 

La difesa ha inoltre contestato la presunta deprivazione dei rapporti tra pari, ritenuta non adeguatamente accertata. A sostegno di questa tesi sono state richiamate testimonianze di vicini e servizi giornalistici dai quali emergerebbe che i bambini giocavano con altri coetanei e frequentavano il parco.

Gli avvocati hanno anche segnalato il mancato ascolto dei minori, previsto dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, e l’assenza di un mediatore familiare durante l’anno di osservazione della vita della famiglia nel casolare nel bosco. 

Sulla vicenda sono intervenute anche diverse figure istituzionali. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha invitato i magistrati a pronunciarsi prima di Natale, mentre la Garante per l’infanzia e l’adolescenza in Abruzzo, Alessandra De Febis, ha denunciato la violazione della privacy dei bambini e il rischio di conseguenze a lungo termine per la loro esposizione mediatica. 

Le informazioni su temi intimi trapelate nelle ultime ore sui giornali violano anche la Carta di Treviso, vincolante per i giornalisti, che tutela i minori dalla violazione della privacy. 

Ora la parola passa alla Corte d’Appello, chiamata a decidere se confermare o rivedere il provvedimento di allontanamento.