GENOVA - Il giorno in cui ricorre il primo anniversario della straziante tragedia del Ponte Morandi di Genova, sul luogo in cui sorgeva il viadotto i lavori di abbattimento dei tronconi rimasti in piedi sono ormai terminati.
Questo era infatti l’obiettivo simbolico che il commissario alla ricostruzione e sindaco di Genova, Marco Bucci, si era prefissato, per far sì che il 14 agosto 2019 rappresentasse non solo il giorno del ricordo ma anche quello della rinascita della città.
Nello stesso tempo sono invece in pieno svolgimento i lavori di costruzione della pila 9 del nuovo viadotto disegnato dal famoso architetto Renzo Piano, che sorgerà esattamente nel luogo dove si ergeva in precedenza il Ponte Morandi.
Nel frattempo, mentre la Procura della Repubblica di Genova continua le indagini a spron battuto e l’inchiesta sulle responsabilità del crollo si allarga a macchia d’olio, fanno molto discutere i dati pubblicati recentemente dalla Nasa riguardo i rilevamenti via satellite del Ponte Morandi. Il viadotto, secondo gli esperti dell’Agenzia spaziale americana, si muoveva pericolosamente già dal 2015 e negli ultimi mesi precedenti il crollo - rileva il testo pubblicato -, i valori che attestavano un’instabilità del ponte erano aumentati. Elaborando le immagini satellitari con una tecnica innovativa, in grado di cogliere gli spostamenti al millimetro, il gruppo di lavoro, coordinato dall’italiano Pietro Milillo, ha studiato l’evoluzione del viadotto, concludendo che se questa capacità di elaborazione fosse stata già disponibile 3-4 anni fa, il disastro del 14 agosto 2018 si sarebbe forse potuto evitare; anche perché, dopo i primi, lievi spostamenti del 2015, il Morandi avrebbe “subìto deformazioni strutturali più significative in numerose parti fra marzo 2017 e agosto 2018, un’indicazione ‘nascosta’ che parte del ponte poteva essersi indebolita”. Anche questi dati, uniti a quelli dell’Asi, l’Agenzia Spaziale Italiana, verranno presto esaminati dai periti della Procura di Genova, che vogliono accertare la loro attendibilità.
Ci sono infatti pareri contrastanti sulla loro effettiva utilizzabilità nell’indagine. La Nasa - riferisce il Corriere della Sera -, ha studiato il Ponte Morandi elaborando le informazioni del satellite con una metodologia innovativa in grado di cogliere spostamenti anche minimi di qualsiasi struttura.
In sostanza, secondo l’Agenzia spaziale americana, quei dati avrebbero potuto forse evitare il disastro, se solo fossero stati elaborati e sfruttati per lanciare un alert all’amministrazione competente e intervenire.
Questo però non è accaduto perché, come spiega sempre al Corriere Alessandro Coletta, capo dell’Unità di osservazione della Terra dell’Asi, uno dei sei scienziati che hanno contribuito allo studio di Pasadena, “non essendoci una filiera, l’analisi si fa solo a posteriori ed è difficile prevenire”. “Il ponte poggiava su un terreno che potrebbe essersi mosso negli anni - ribadisce -. Il satellite è in grado di vedere anche queste variazioni”.
“E allora basta: usiamolo per prevenire”, conclude Coletta.