A undici anni dall’uscita del suo docu-film Lygon Street - Si parla Italiano (2013), il ‘farmacista di giorno e cineasta di sera’ Angelo Pricolo ha raccontato a Riccardo Schirru, nel programma Grandangolo Reloaded sulle frequenze di Rete Italia, del suo percorso che lo porterà all’ideazione del suo nuovo documentario, in cui riprenderà nuovamente le storie degli immigranti italiani, anche se stavolta dalla prospettiva femminile, dando ampio spazio alle esperienze delle donne intervistate.
La sua è una vera e propria doppia vita: se Angelo infatti è farmacista da sempre, nel tempo libero si diletta con la macchina da ripresa: “Sono farmacista da più di trent’anni, molti dei quali passati nel cuore di Brunswick, dove ci sono tanti italiani. E proprio questo lavoro mi ha messo in contatto con tantissimi italiani, anche aiutandoli con la lingua e non solo”. Poi arriva il cinema, un passatempo che però diventa anche un modo per raccontare storie non facili: “Il primo progetto cinematografico è stato il documentario sulla vita dei tossico-dipendenti, raccontando della somministrazione di metadone come aiuto per coloro che cercano di avere una vita normale uscendo dalla dipendenza. Metodo questo non visto di buon occhio inizialmente”.
Angelo racconta poi di Lygon Street - Si parla Italiano: “All’inizio degli anni ‘50, Lygon Street è stata cambiata completamente dall’arrivo in massa di tantissimi italiani - le prime generazioni arrivate nel Dopoguerra -, e questo documentario racconta la loro storia e il loro viaggio”. E tra i tanti protagonisti a cui Angelo ha dato voce, anche nomi di spicco della comunità italiana di Melbourne: “L’impronta che alcuni personaggi ha lasciato sulla cultura italiana, e non solo, in Australia è stato immenso. Tra le altre importanti testimonianze, da ricordare anche quelle di Giancarlo Caprioli e Ubaldo Larobina, scomparsi recentemente, di Aldo Tasca, e tanti altri. Si racconta la grande sfida dell’arrivare in una terra straniera senza conoscere la lingua, e senza alcun appoggio di familiari o amici”.
Angelo, cresciuto su Lygon Street, con il papà che gestiva uno dei primi bar nel cuore della comunità italiana, è quindi sempre stato attento alle necessità dei connazionali: “Il locale venne aperto durante le Olimpiadi del ‘56, e inizialmente vivevamo ‘ngopp ‘o cafè – tradotto dal napoletano, ‘nel piano superiore al bar’, ndr –; poi ci siamo spostati”. E ora sembra essere arrivato il momento per creare una sorta di Lygon Street - Si parla Italiano, ma stavolta al femminile: “In passato abbiamo messo a fuoco le storie italiane dalla punto di vista degli uomini. E mi sono ripromesso di cambiare prospettiva, quella delle donne, e il progetto è iniziato. Abbiamo registrato già alcune interviste, dove le testimonianze delle donne italiane raccontano di una sorta di ‘prigionia’ casalinga, in un’epoca dove la maggioranza dei mariti andavano a lavorare, lasciando le mogli a casa e senza auto. Ma anche storie di donne che hanno poi fatto successo in molti settori”, spiega così, dimostrando una passione per questa ‘seconda vita’ che sembra crescere con gli anni. Infine, Angelo regala un’anticipazione, lanciando anche un appello: “Forse il titolo che daremo a questo nuovo documentario sarà Signorinella, che è anche il titolo di una canzone di quasi cento anni fa, scritta da Libero Bovio, che ho sempre amato. Al momento siamo alla ricerca di nuove storie al femminile, focalizzandoci sui racconti delle ‘mogli per procura’, ovvero coloro che hanno conosciuto i loro mariti per corrispondenza, ben prima di sbarcare in Australia”.