PISTOIA - Una sentenza in Toscana, a pochi mesi di distanza da un caso analogo, pone in capo ai genitori la responsabilità delle azioni dei figli, laddove questi abbiano causato ferimenti ad altri adolescenti, e li condanna a risarcire i danni alla famiglia del minore ferite.
Dopo un caso di bullismo in un giardino di Firenze, regolato in tribunale l'estate scorsa, per cui la famiglia deve risarcire un ragazzo che ebbe fratture doppie a entrambe le braccia per uno spintone violento datogli dal figlio, questa volta i genitori di una ragazza, alunna di una scuola superiore di Pistoia, si ritrovano a dover risarcire 85mila euro ai familiari di una compagna della figlia, spinta giù dalle scale con la conseguenza di una ferita alla testa.
Secondo il tribunale, i genitori vanno condannati perché non avrebbero impartito alla figlia “un'istruzione consona al rispetto delle regole basilari della civile coesistenza”: sono in buona sostanza colpevoli di non aver adeguatamente educato la figlia. Il tribunale ha anche “tenuto conto della grave e immotivata spinta”, e nella sentenza stabilisce che ogni genitore “ha l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole, tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli”.
La spinta sarebbe stata data nei corridoi, mentre la ragazza rimasta ferita andava agli armadietti, regolarmente autorizzata dalla docente in classe. Nel tragitto sarebbe stata urtata volontariamente alla schiena dall'altra, finendo contro una colonna e procurandosi una ferita lacero-contusa alla testa.
La ragazzina ferita rimase in ospedale tre giorni e fu dimessa con 20 giorni di prognosi. Per la famiglia della vittima è stato disposto un indennizzo di oltre 85mila euro, comprese le spese legali. Inoltre, il tribunale ha anche stabilito un concorso di responsabilità con la scuola, perché nessun docente avrebbe vigilato le alunne.
La scuola si è difesa affermando che il sinistro c'era stato “in un ambiente noto alle alunne e privo di particolari profili di pericolosità”, posizione respinta dal tribunale perché comunque al momento dell'incidente nel corridoio non c'era personale docente a sorvegliare.