CÓRDOBA – Un’esposizione internazionale che promuove il dialogo tra le scene artistiche di Argentina e Brasile. Si intitola L’arte che ci unisce – edizione Fernet con Caipirinha ed è ospitata al Museo metropolitano de arte urbano (Mmau) di Córdoba.
Con la curatela di Pablo Curutchet e Mario Camargo e la produzione di Marcelo Rezende, l’esposizione riunisce oltre 50 artisti contemporanei (molti dei quali dal cognome italiano) di entrambi i Paesi, in un vivace scambio tra Córdoba e Rio de Janeiro.
La mostra nasce con la idea di creare ponti e aprire spazi. Per questo, già nella stessa progettazione, esce dall’ambiente del museo e si estende agli spazi pubblici di Plaza España, la zona più vivace di Córdoba.
Presenta una varietà di linguaggi: pittura, scultura, video, disegno e installazioni compongono un mosaico espressivo che riflette i modi di abitare il presente e le poetiche che attraversano i confini.
Più che un incontro artistico, l’edizione Fernet con Caipirinha propone un gesto di comunione: uno spazio simbolico dove si condivide una “casa in prestito” – come suggerisce il testo curatoriale – che accoglie voci, affetti e narrazioni diverse. Abitare il presente, da questa prospettiva, significa non solo sopravvivere al tempo, ma riempirlo di senso, di arte, di presenza.
La curatela scommette sull’arte come territorio di deviazione e reinvenzione, contrapponendo alla razionalità egemonica la forza delle soggettività e delle esperienze estetiche. Come affermano i curatori: “Argentina e Brasile si uniscono attraverso le loro differenze e somiglianze, intrecciando poetiche che convergono in uno stesso campo di sensibilità e sperimentazione”.
Considerando poi la scelta del simbolo del Fernet, bevanda portata e resa popolare in Argentina dagli italiani, il dialogo a due con il Brasile diventa triangolare e inserisce inevitabilmente anche l’Italia.
Non è un caso che vengano evocati, come punti di riferimento affettivi e simbolici che attraversano i confini, artisti cardine dell’arte contemporanea sudamericana e che portano l’Italia nel nome e nelle radici familiari e formative: Luis Felipe Noé, Xul Solar (Oscar Agustín Alejandro Schulz Solari), Antonio Berni, Giancarlo Distefano, oltre a Marta Minujín e la brasiliana Tarsila do Amaral.

La locandina dell’esposizione.
La mostra ha ottenuto il sostegno istituzionale del Consolato generale del Brasile a Córdoba e vede la partecipazione dei seguenti artisti argentini (tra i quali, ancora una volta, spiccano cognomi italiani): Alexandro Poggi, Cho Bracamonte, Dianela Paloque, Diego Galíndez, Diego Serafini, Emiliano Arias, Ernesto Ochoa, Gustavo Ríos, Hugo Florencio Sencia Flores, Ingrid Lisniczuk, Javier Almada, José Benito, Laura Victoria González, Lucas Ardu, Luciana Martínez, Lucina Bertolini, Manuel Pascual, Martín Carrizo, Nes Budano, Olga Suárez, Omar Leonardo Charaf, Pablo Curutchet, Pablo Javier Martínez, Rosa González, Santi Gramajo, Sebastián Alberich, Selene Cráteres e Valeria López.
Con loro, gli artisti brasiliani Ana Biolchini, Andrea Penteado, Benjamin Rothstein, Beth Ferrante, Brenda Guimarães, Bruno Castaing, Carmen Givoni, Deneir, Ilcio Arvellos, Jabim Nunes, Laura Figueiredo-Brandt, Luis Bueno, Luís Teixeira, Marcela Wirá, Marcelo Rezende, Margaret de Castro, Mari Morgado, Mariana Maia, Marilou Winograd, Mario Camargo, Mica Bardot, Osvaldo Carvalho, Petrillo e Sandra Felzen.
La mostra, a ingresso gratuito, resta aperta fino al 5 ottobre 2025, da martedì a venerdì dalle 10 alle 20. Festivi, sabato e domenica dalle 12 alle 20.
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