PARIGI - Anche quest’anno – raccontano i dati – più della metà degli italiani, il 57%, ha scelto di passare il Ferragosto fuori casa, con 16 milioni di persone in viaggio e una spesa che ha raggiunto i 17 miliardi di euro nella stagione, dieci dei quali concentrati proprio nella settimana di metà agosto. Dall’altro lato, però, il rovescio della medaglia, con 8,4 milioni di italiani che sono rimasti a casa, frenati dai rincari e da un’estate segnata da prezzi proibitivi.
Eppure, il Ferragosto non è solo in Italia. La domanda è: come vivono questa ricorrenza gli italiani che hanno messo radici altrove, ad esempio in Francia? Le testimonianze che abbiamo raccolto mostrano che, anche lontano, il 15 agosto non lascia indifferenti: c’è chi lo considera un legame imprescindibile con le proprie origini, chi lo reinventa in chiave personale e chi, semplicemente, non ha mai avuto occasione di celebrarlo davvero.
Per Michele Cioce (nome ormai ricorrente sulle pagine de Il Globo), uno dei punti di riferimento della comunità italiana in Francia, nonché presidente dell’associazione Amicale Italia-Bretagne, Ferragosto resta sinonimo di ritorno a casa.
La sua voce, infatti, rappresenta quella di tanti connazionali che, pur vivendo stabilmente all’estero, scelgono agosto per riabbracciare l’Italia e le proprie tradizioni: “Noi italiani – e anche quelli che vivono all’estero – teniamo molto a questa festa. Come ogni anno, con la mia famiglia siamo andati in vacanza in Italia. Il 15 agosto lo trascorriamo spesso e volentieri sulla costa romagnola, dove si respira davvero l’estate e lo spirito delle nostre tradizioni. Passare il Ferragosto in Romagna è molto bello, anche per gli stessi romagnoli, che sono molto simpatici e cordiali. Nel nostro piccolo, cerchiamo sempre di onorare le tradizioni e di permettere ai nostri figli di avvicinarsi e vivere la cultura italiana, con tutte le sue festività e le ricorrenze. Non vediamo l’ora di tornare l’anno prossimo”.
Se per Cioce il Ferragosto rappresenta, dunque, l’occasione perfetta per rafforzare il filo che lega generazioni diverse a un’identità comune, una prospettiva radicalmente diversa è quella di Adriana Doros, educatrice cinofila che si sta formando in pet therapy.
Amante degli animali e della natura, ha scelto di trasformare il Ferragosto in un gesto di cura, vivendo questo giorno in un modo decisamente intimo e personale: “Il mio Ferragosto l'ho trascorso in un rifugio di animali, 63 per esattezza, tutti salvati da morte certa. Ho fatto ciò che le persone come me che adorano la natura e gli animali fanno: prendermi cura dei miei cagnolini e di tutti gli altri pelosetti del rifugio”, racconta Doros.

Adriana Doros che trascorre il suo Ferragosto al rifugio, in compagnia di teneri (e bisognosi) amici a quattro zampe.
“Sinceramente l'Italia mi manca, ma non mi cambia nulla festeggiare o meno il Ferragosto, o qualsiasi altra festa. In Italia sì, a volte mi aggregavo a dei gruppi di amici o in famiglia per celebrare questo giorno. Però io ho una visione tutta mia: ogni giorno è festa, ogni giorno si deve essere pronti ad accogliere la gioia o le lacrime. Non amo tanto l'obbligo di festeggiare perché oggi è...”, conclude.
E poi c’è chi Ferragosto lo ha trascorso lavorando. Danilo Marsala, chef, rappresenta quella moltitudine silenziosa di lavoratori del settore della ristorazione e dell’ospitalità che, proprio nei giorni di festa, sono chiamati a dare di più: “Io sono uno chef e anche il giorno di Ferragosto ho lavorato, così come tutte le altre feste, Natale, Pasqua o quel che sia. Sono i giorni in cui si registra una maggiore affluenza e si lavora di più. Per me, dunque, è stato un giorno come tutti gli altri. Non l'ho mai festeggiato neanche in Italia, perché lavoro nelle cucine da quando avevo 14 anni. Si potrebbe quasi dire che non abbia la minima idea di cosa siano le feste italiane!”.
Tre storie, dunque, e tre mondi diversi che riflettono in maniera esemplare la pluralità dell’esperienza italiana all’estero. C’è chi, come Michele Cioce, anche a centinaia di chilometri di distanza, non rinuncia a tornare alle origini; chi, come Adriana Doros, reinventa la festa per adattarla a un percorso personale e a una sensibilità diversa; e chi, come Danilo Marsala, semplicemente, la vive come una giornata qualunque, scandita dai ritmi intensi delle cucine.