Brisbane si è vestita di tricolore e profumi mediterranei per accogliere il grande e atteso evento Festitalia, la scorsa domenica 7 settembre. All’RNA Showgrounds, nuova sede della kermesse sostenuta da Merthyr Village, dal Comune di Brisbane, da Mapei Australia e da tante realtà locali, la città si è trasformata in un villaggio dove l’allegria è diventata contagiosa, con spettacoli, pranzi all’aperto e l’invito a proseguire la serata nei ristoranti italiani.

Più di un festival, una dichiarazione d’amore all’Italia, una celebrazione che quest’anno è coincisa con la ‘Festa del Papà’ australiana. “Abbiamo scelto questa data per celebrare i papà e i nonni, per riconoscere il loro contributo non solo alla comunità italiana, ma in tutta la società”, ha spiegato ai microfoni di Rete Italia, Santo Santoro, promotore della manifestazione ed ex politico di lungo corso, oggi voce autorevole della comunità italo-australiana.

Tra un concorso per ‘il papà con la pancia più grande’, il tiro alla fune dei padri, il premio al papà più giovane e a quello più anziano e il tradizionale lancio della pantofola della nonna, il divertimento è stato il vero collante sociale.

“Festitalia è più di un festival: è una lettera d’amore alla cultura italiana”, ha dichiarato Santoro, sottolineando come l’evento sia stato il frutto di “un lavoro duro, fatto da poche instancabili persone, come Nella Alba-Calabrese”.

E proprio Alba-Calabrese, figura di spicco della comunità di Brisbane, ha ricordato come Festitalia sia stato “molto più che ottimo cibo e intrattenimento”: “Per me, è stato il riconoscimento di quanto gli italiani abbiano contribuito al Queensland: architettura, agricoltura, ingegneria, istruzione, commercio, politica. Hanno davvero plasmato lo stile di vita di cui godiamo oggi”, ha aggiunto.

Sul palcoscenico, da sinistra: il sindaco di Brisbane Adrian Schrinner, la console Luna Angelini Marinucci, Nella Alba-Calabrese, il ministro statale per gli Affari Multiculturali in QLD Fiona Simpson, Santo Santoro, Frank Paolino, Vicky Howard e Julia Dickson

Un contributo che si respira ancora nella quotidianità e che ha trovato nel festival un palcoscenico ideale per riaffermarsi: “Per me è stato un vero evento di famiglia – continua Alba-Calabrese –, ho visto famiglie in cui ci sono tre o quattro generazioni di italiani che tengono viva la propria eredità. Quando li guardo penso ai migranti arrivati in nave decenni fa che hanno fatto i lavori più duri per costruire una vita migliore. Con questo festival abbiamo voluto onorare quel lascito e mostrare come i loro sacrifici continuino ad avere un impatto significativo nel nostro Stato”.

Al centro è rimasto il cibo, ponte tra passato e futuro, simbolo di identità e memoria. “Il cibo è un linguaggio universale, racconta storie che trascendono parole e generazioni – ha affermato Alba-Calabrese –. Quando un giovane italo-australiano ha assaggiato il ragù della nonna o ha scoperto un autentico risotto, non ha solo mangiato: ha vissuto i nostri valori di famiglia, tradizione e condivisione”.

Un’idea condivisa anche da Rosaria Vecchio, presidente del Com.It.Es. di Brisbane, che nell’osservare le nuove generazioni ha sottolineato, ai microfoni di Rete Italia, come “i migranti di oggi siano molto diversi da quelli di 50 anni fa, quando i miei genitori migrarono, e abbiano bisogni e desideri differenti, ma è stato bellissimo vederli tutti insieme oggi”.

Le ballerine della Tarantella

Un messaggio di fiducia e di unità ribadito anche dalla console generale d’Italia a Brisbane, Luna Angelini Marinucci.

“Sono stata veramente contenta che Brisbane sia riuscita quest’anno a organizzare questa bellissima e grande festa dedicata agli italiani del Queensland, agli italiani di Brisbane. La cosa più importante che ho cercato di fare è di instillare fiducia nelle persone che dovevano partecipare”, ha dichiarato durante l’intervista con Paolo Rajo su Rete Italia.

Così, tra melodie di Raffaele Pierno e Zumpa, le gag del noto comico e intrattenitore James Liotta, i virtuosismi del giovane chitarrista Henry Catania, la magia dei Pulcinella dell’Homunculus Theatre e le auto d’epoca scintillanti, il pubblico è stato invitato non solo a osservare ma a vivere in prima persona le tradizioni: ballare la Tarantella in cinque minuti, ridere alle competizioni più insolite, partecipare a giochi popolari.

Il gruppo Divina Opera

“Gli italiani hanno dato un contributo enorme all’agricoltura, all’edilizia, alla cucina, alle arti e al tessuto economico e sociale dello Stato – ha ricordato l’organizzatore Santoro –, ma oltre ciò che è visibile, sono i valori (famiglia, comunità, duro lavoro e allegria) che continuano a plasmare questa terra. Eventi come Festitalia celebrano non solo l’Italia, ma anche la forza e l’eredità di una delle comunità più appassionate e unite del Queensland”.

Un evento che non ha richiesto essere italiani o avere background italiano per partecipare, come ha ricordato ancora Alba-Calabrese: “Ogni elemento è stato pensato per essere davvero inclusivo, la musica ha fatto ballare tutti, ci sono stati laboratori di cucina, giochi per grandi e piccoli. Ogni visitatore è stato accolto come un membro della nostra famiglia, con quel calore unico che tutti riconoscono e apprezzano”.

In una giornata che ha catturato immagini e suoni del Belpaese, Brisbane ha abbracciato la sua comunità con la sua Festitalia, in un atto d’amore e memoria.