È stato costruito mattone dopo mattone dalle mani laboriose di un’ondata di friuliani emigrati a Melbourne: il Furlan Club, uno dei primi sodalizi italiani d’Australia, fondato nell’ormai lontano 1957 nel cuore di Thornbury, lungo Matisi Street.
Dopo circa settant’anni di storia, quel fogolâr, attorno al quale si sono sempre ritrovate centinaia di famiglie, rischia di scomparire per sempre.
Già nel 2015, per motivi finanziari, una parte del terreno era stata venduta. Eppure, il sodalizio non si è lasciato abbattere dalle criticità passeggere e ha continuato a lavorare ideando eventi di ogni genere. Nel 2020, il comitato esecutivo aveva addirittura immaginato un nuovo capitolo: ristrutturare l’edificio, creare una sala concerti e un impianto sportivo, attrarre nuovi membri e rilanciare le attività. Purtroppo, le chiusure forzate e le conseguenti difficoltà economiche dettate dalla crisi pandemica avevano reso impossibile il pagamento dell’affitto del locale. Lo sfratto, fortunatamente, è stato evitato grazie a un nuovo accordo contrattuale.
La tregua è però durata molto poco. Il 22 febbraio 2024, un sospetto incendio doloso ha colpito l’edificio. Meno del dieci per cento della struttura è stato danneggiato, ma abbastanza da costringere a un’ulteriore chiusura. E mentre gli instancabili membri del comitato e fedeli soci del sodalizio si preparavano a ricostruire, pronti a riacquistare l’edificio negli anni a seguire, un nuovo colpo ha scosso il Furlan Club: l’edificio era stato venduto mesi prima senza che nessuno ne fosse informato, nonostante un accordo precedente garantisse al sodalizio il diritto di prelazione.
Il nuovo proprietario ha quindi dichiarato l’edificio “non sicuro”, ostacolando l’accesso e trasformando il parcheggio in un cantiere. Adesso, punta alla totale demolizione, nonostante il comitato abbia ancora altri tredici anni di affitto su un contratto venticinquennale.
“Il Furlan Club non può diventare un ‘monumento’ muto del passato. Deve continuare a vivere, tra memoria e futuro”, ha dichiarato Peter Muzzolin, vicepresidente del club.
Anche Will Musig – figlio di uno dei fondatori del sodalizio che ha costruito l’iconico bar all’interno insieme a suo fratello – si è unito al coro di voci che si oppongono al triste annuncio di demolizione.
“Parlo a nome di tanti: questo luogo deve essere salvato, per noi e per le generazioni future”, ha detto con fermezza.
Non si tratta quindi di una semplice battaglia per un edificio, ma piuttosto della difesa di un pezzo di storia multiculturale, di un’identità costruita attraverso decenni di sacrifici, canti e risate. Il Furlan Club è ancora un simbolo vivo, una testimonianza pura del contributo degli italiani alla società australiana.
È già stata avviata una petizione su change.org – ‘Protect Furlan Club: A living legacy of Italian-Australian History’ – affinché l’edificio non scompaia dal panorama urbanistico di Melbourne e non diventi solo memoria storica. L’istanza è stata anche sostenuta da Kat Theophanous, membro laburista del seggio parlamentare di Northcote, apparsa in un video divulgato sui social media insieme alla presidente del Furlan Club, Trish Corelli.
Il prossimo lunedì 26 maggio, alle ore 6pm presso il Preston City Hall, il Darebin City Council discuterà la possibilità di inserire l’edificio nel registro dei beni storici del Victoria: si tratta di una decisione cruciale.
La comunità è quindi chiamata a mobilitarsi: a firmare la petizione, a partecipare all’incontro, a farsi sentire. Perché un fogolâr può spegnersi solo se nessuno ci si raccoglie più intorno. E, invece, il Furlan Club vanta ancora un’intera comunità appassionata che non intende lasciar andare il proprio rifugio sociale e culturale.