TEL AVIV – In Israele i parenti degli ostaggi, a Gaza i civili sono ancora una volta con il fiato sospeso nella speranza di un accordo per il cessate il fuoco che, come la tela di Penelope, rischia di essere strappato all’ultimo come è successo molte volte nei mesi scorsi.

Se finora l’ottimismo tra le parti faceva sperare in una tregua di Natale con il ritorno degli ostaggi, ora l’atmosfera è sospesa. E non aiutano i toni sempre muscolari di Benjamin Netanyahu che, in un’intervista al Wsj, afferma che non accetterà di “mettere fine alla guerra prima di aver sradicato Hamas” dalla Striscia.

La posizione del premier in realtà non è una novità e infatti le delegazioni di Hamas, della Jihad islamica palestinese e del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, incontratesi  al Cairo, hanno mostrato ottimismo: un accordo “è più vicino che mai se il nemico smette di porre nuove condizioni”.

E’ proprio la durata dell’accordo di cessate il fuoco il principale nodo nei negoziati in corso con Hamas che chiede la fine della guerra, mentre Netanyahu vuole una pausa temporanea durante la quale gli ostaggi vengono rilasciati, seguita dalla ripresa dei combattimenti per completare lo smantellamento del gruppo terroristico.

“Non li lasceremo al potere a Gaza, a 30 miglia da Tel Aviv. Non accadrà”, ha assicurato il premier che non ha mai interrotto i raid di terra e di aria nella Striscia dove i morti hanno raggiunto il tragico numero di 45.227 vittime.

Nel frattempo, Israele ha scatenato una tempesta di fuoco sullo Yemen.  In risposta al lancio di due missili, abbattuti dalla contraerea, rivendicato dai ribelli sciiti filoiraniani Houthi, l’Idf ha colpito in una serie di “attacchi mirati” contro “obiettivi”, inclusi porti, centrali elettriche, depositi di carburante, navi, fra la capitale Sana’a e la costa occidentale, incluso il porto di Hodeida.

“Leader Houthi, siete avvertiti: il lungo braccio di Israele raggiungerà anche voi”, ha dichiarato il ministro della Difesa, Israel Katz, parlando per sottintesi al manovratore iraniano. Almeno 9 i civili morti, secondo un bilancio della milizia yemenita, che promette che gli attacchi continueranno e il cui portavoce, Yahya Saree, aveva rivendicato il lancio di due “missili ipersonici” mirati a “due obiettivi specifici e sensibili nell’area occupata di Yaffa (nome arabo di Jaffa)”, alle porte di Tel Aviv. Intercettati, secondo l’Idf, appena fuori dallo spazio aereo israeliano.

E se l’Iran ha gridato alla “flagrante violazione”, Benyamin Netanyahu a caldo ha detto: “Gli Houthi hanno imparato e impareranno battendo la testa al muro che chi colpisce Israele pagherà un prezzo molto caro”.