ROMA - L’Associazione Luca Coscioni ha depositato in Senato le 74.039 firme raccolte sulla proposta di legge di iniziativa popolare per legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l’eutanasia attiva.  

Del totale, 57.000 sono state raccolte online in due settimane mentre 17.039 ai tavoli organizzati dagli attivisti dell’Associazione in tutta Italia. 

L’obiettivo della proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni è disciplinare le condizioni e le procedure per richiedere assistenza per porre fine volontariamente alla propria vita, anche con l’aiuto attivo del personale sanitario, nel rispetto della dignità umana e dell’autodeterminazione, eliminando l’attuale discriminazione tra persone malate dipendenti e non dipendenti da trattamenti di sostegno vitale. 

Per poter accedere alla morte volontaria assistita, quindi, si prevede che la persona debba essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, affetta da una condizione o patologia irreversibile o con una prognosi infausta a breve termine, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili. 

“Siamo grati alle persone che hanno sottoscritto la proposta di legge ’Eutanasia legale’”, dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. 

“È una proposta alternativa a quella presentata dal Governo, ed è a disposizione di tutti i Parlamentari, di qualunque partito e schieramento, che vorranno difendere la libertà di scelta delle persone che soffrono”, chiariscono. 

La legge prevede la presa in carico da parte del Servizio sanitario nazionale, con conclusione delle verifiche entro 30 giorni dalla richiesta e la possibilità per i medici di partecipare su base volontaria. 

In tutta Italia, il diritto al ’suicidio assistito’ è già legale, a determinate condizioni, grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso ’Cappato-Dj Fabo’, ma mancano procedure e tempi certi, e ci sono persone che hanno atteso anche due o tre anni prima di ottenere una risposta.  

Alcuni pazienti, spiega l’Associazione, vengono discriminati perché, a causa delle loro patologie, non sono in grado di autosomministrarsi il farmaco letale, mentre con questa proposta si chiede di estendere il diritto anche all’eutanasia per mano di un medico. 

In contrasto, il testo presentato dal Governo punta a restringere il più possibile le possibilità di ottenere l’aiuto alla morte volontaria, riducendo drasticamente la platea potenziale degli aventi diritto.  

Sono infatti escluse le persone dipendenti da farmaci salvavita o trattamenti forniti da caregivers e familiari, prevedendo tempistiche tali da negare di fatto l’aiuto alla morte volontaria di malati terminali, cancellando il ruolo del Servizio sanitario nazionale e affidando le decisioni a un organo di nomina governativa e alla magistratura.