HELSINKI - A meno di un mese dalle elezioni, la Finlandia completa il suo passaggio da Paese guidato dalla socialdemocratica Sanna Marin a nuova frontiera del Nord per l’estrema destra europea. Petteri Orpo, il leader dei moderati della Coalizione Nazionale, ha sciolto le riserve e ha annunciato quello che, a Helsinki, davano ormai per scontato: la volontà di formare un governo con l’ultradestra del partito dei Finlandesi.
I colloqui di coalizione cominceranno il 2 maggio e includeranno anche due partiti minori: il Partito popolare-svedese e i Cristiano-democratici. In totale i quattro partiti avranno 109 seggi su 200, una maggioranza non larga ma sufficiente per governare. Se i colloqui di coalizione avranno successo, la Finlandia avrà uno dei governi più a destra d’Europa.
I Finlandesi di Rikka Purra alle elezioni del 2 aprile sono arrivati secondi dietro a Orpo, superando di una manciata di voci l’uscente Sanna Marin. Il primo ministro in pectore aveva davanti a sé due strade: quella di un’alleanza trasversale sul modello della grande coalizione tedesca o rivolgersi all’estrema destra, i cristiano-conservatori e il partito di minoranza svedese. Ha scelto la seconda e la sua decisione potrebbe non piacere troppo a Bruxelles.
Il Finns Party, negli anni, si è caratterizzato come formazione euroscettica, anti-migranti, a trazione populista e nazionalista. Con Orpo condivide una visione economica fatta di tagli alle tasse ma anche al welfare e arricchita da un’impostazione frugale sul fronte europeo.
A moltiplicare gli interrogativi di Bruxelles c’è anche il tempismo della svolta: il 5 aprile scorso Helsinki è entrata nella Nato e il Paese scandinavo, assieme ai Baltici, rappresenta la frontline dell’Alleanza rispetto al nemico russo. La svolta a destra di Orpo rafforza il progetto di chi, nei Popolari europei, guarda al dialogo con la destra per rovesciare la maggioranza Ursula alle prossime Europee.
Helsinki, dopo Roma, Praga e Varsavia, si avvia a essere la quarta capitale con la destra nel cuore del potere. A ciò va aggiunto il caso della Svezia, dove il partito estremista Democratici Svedesi offre un indispensabile appoggio esterno al governo di centrodestra.