HELSINKI - Il governo finlandese ha prorogato di un mese la chiusura totale della frontiera orientale con la Russia fino all'11 febbraio, per evitare che Mosca alimenti nuovamente un massiccio arrivo di rifugiati come strumento di destabilizzazione. 

"È necessario continuare con la chiusura della frontiera perché persiste la minaccia dell'influenza ibrida russa. Nelle zone prossime al confine ci sono ancora migranti in attesa che si riapra", ha detto in una conferenza stampa la ministra finlandese dell'Interno, Mari Rantanen, aggiungendo che la sicurezza nazionale è materia cruciale per la Finlandia ed è prioritaria rispetto a ogni altra. 

"Sappiamo che la situazione è difficile per i russi e per i cittadini con doppia nazionalità che vivono in Finlandia, ma l'atteggiamento della Russia non ci lascia altre opzioni", ha sottolineato la ministra.  

La Finlandia ha approvato nel 2022 una norma che consente il blocco totale della frontiera in via temporanea se il governo lo ritiene necessario per prevenire "una minaccia grave all'ordine pubblico, alla sicurezza nazionale o alla salute pubblica". 

Obiettivo della riforma è contrastare le "attività di influenza ibrida" di Mosca, rese possibili dalla conformazione geografica del confine, permeabile soprattutto nella sua parte meridionale. A novembre scorso la polizia finlandese di frontiera registrò un incremento inconsueto del flusso di rifugiati provenienti dalla Russia. La circostanza indusse le autorità alla chiusura progressiva di otto posti di confine e, dal 28 novembre, al blocco assoluto della frontiera per due settimane per frenare il fenomeno, che aveva registrato nel mese l'afflusso di oltre 900 richiedenti asilo da Paesi terzi, un numero trenta volte superiore alla media. 

Helsinki lo giudicò e lo giudica come un "attacco ibrido" di Mosca correlato all'ingresso della Finlandia nella Nato. La frontiera fu riaperta parzialmente il 14 dicembre scorso, ma richiusa dopo appena tre giorni avendo censito l'arrivo di 62 rifugiati in poche ore.