I dati sulla diffusione del virus sono incoraggianti. Il COVID-19 è sotto controllo e la fase di ripresa che ci porterà verso una nuova normalità continua senza grandi problemi. Così, non a torto, l’Australia può essere annoverata fra quei Paesi virtuosi che hanno saputo domare il virus evitando una crisi sanitaria che, invece, ha colpito nazioni europee, Stati Uniti, Brasile, Russia. Ci sarà da fare i conti con la recessione, con la disoccupazione, con un futuro di crescita incerto, ma almeno il primo obiettivo della lotta al COVID-19, la tutela della salute pubblica, è stato raggiunto. Quale sia stato il segreto che ha portato a un successo in così breve tempo, lo spiega la deputata liberale al parlamento federale, Fiona Martin: “L’Australia ha avuto successo nel contenere la diffusione del virus perché il nostro governo ha agito rapidamente mettendo in campo le prime iniziative già da gennaio, considerando il virus una grave minaccia per la salute”.

Fra le iniziative a cui fa riferimento la deputata, che a Canberra rappresenta il collegio elettorale di Reid, comprendente Burwood, Canada Bay, Parramatta, Cumberland, l’Inner West e Strathfield, ci sono quelle che sono divenute consuetudini della nostra nuova vita a stretto contatto con il virus: “Il distanziamento sociale e la buona igiene, pratiche a cui i nostri consigli locali hanno contribuito con grande successo”. Anche se, secondo la rappresentante liberale, la vera svolta alla lotta al COVID-19 è arrivata con l’approvazione di due decreti: “I divieti di viaggio e l’imposizione della quarantena obbligatoria. I dati ci dicono che la maggior parte dei casi di Coronavirus registrati in Australia, provengono da persone rientrate da viaggi all’estero, per questo è stato essenziale mettere in atto politiche restrittive come l’isolamento per 14 giorni in hotel e altri alloggi”.

Vista la poca omogeneità della mappa della pandemia all’estero e la gestione differente attuata dagli altri governi, la questione viaggi resta fondamentale anche nell’immediato futuro. Al momento la scienza non fornisce certezze, né sul vaccino che potrebbe essere pronto entro un anno, né su una possibile seconda ondata del virus che in Europa, ad esempio, prevedono per il prossimo autunno. Sull’opportunità di riaprire le frontiere si dibatte e lo si farà a lungo, infatti, secondo Martin, “i divieti di viaggi internazionali non saranno revocati per il momento. Ma vedremo un aumento di viaggi all’interno del nostro Paese”.

Una convinzione che la deputata basa sui dati a sua disposizione e sulle statistiche che la portano ad affermare che “il virus è sotto controllo. E l’Australia è ora divenuta leader mondiale nella quantità di test di Coronavirus, visto il numero dei controlli che stiamo eseguendo. Di recente ho visitato la clinica COVID-19 al Concord Hospital e ho notato che si sta facendo un ottimo lavoro. Abbiamo eccellenti capacità di seguire il percorso del contagio, motivo per cui abbiamo allentato le restrizioni senza paura. Gli australiani dovrebbero sentirsi ottimisti e guardare con serenità al futuro perché, a differenza di molti altri Paesi, abbiamo appiattito con successo la curva dei casi di coronavirus e il nostro sistema sanitario è preparato per eventuali sfide future”.

Quello che ora preoccupa di più non è la situazione nel sistema sanitario, ma la questione economica. La crisi finanziaria che il COVID-19 ha portato con sé non è stata improvvisa, né imprevedibile. Anzi: “Fin dall’inizio, il nostro governo sapeva che quella sanitaria sarebbe sfociata in una crisi economica. Per questo motivo, abbiamo predisposto pacchetti di sostegno economico temporaneo per attenuare i colpi del virus. I nostri scudi principali sono stati i programmi JobKeeper e JobSeeker. Il primo è un sussidio salariale quindicinale di 1.500 dollari che ha fatto sì che i datori di lavoro mantenessero inalterati i livelli occupazionali nelle aziende e che per molte persone che vivono nella nostra zona, in particolare per le piccole imprese in aree come Five Dock, Drummoyne e Concord, ha rappresentato un’ancora di salvezza. Il secondo, il JobSeeker, è uno strumento riservato a coloro che hanno perso il lavoro a causa del virus e che si sono visti attribuire un sussidio economico”.

E ora siamo entrati in una nuova fase di gestione del post pandemia: “Il primo ministro ha annunciato il programma JobMaker che si concentrerà sul miglioramento delle competenze e dell’istruzione professionale, nonché sulla riforma delle relazioni industriali per creare nuovi posti e reinserire le persone nel mondo del lavoro. È il momento di pensare al futuro e imporsi come priorità non solo la salute pubblica, ma il fornire i mezzi di sussistenza attraverso i quali tutti gli australiani possano venir fuori da questa crisi il prima possibile”.

Oltre ai programmi di sostegno, ci sono quelli di investimento. Il governo federale, così come quello statale del New South Wales, è concentrato sulla realizzazione di grandi e piccole opere pubbliche che siano in grado di soddisfare un doppio bisogno: stimolare l’economica grazie all’edilizia e a tutto l’indotto che ruota intorno a questo settore, e creare così posti di lavoro. È per questo motivo che la scelta dei progetti da realizzare è stata selettiva  con maggiore scrupolo rispetto al passato. Interventi come il rifacimento dell’Australian Stadium di Sydney sono stati accantonati mentre altri, più locali e veloci, sono finiti in cima alle priorità della gestione politica-istituzionale australiana.

Il ribaltone in termini di opere pubbliche da approvare con corsie preferenziali è stato possibile soprattutto grazie a un maggior coordinamento fra i tre livelli istituzionali della politica australiana: federale, statale e comunale. Un esempio pratico è lo stanziamento di 3 milioni di dollari dai fondi federali per progetti da realizzare nell’area di Reid. “Ho lavorato a stretto contatto con i nostri rappresentanti dei governi statali e locali - ha spiegato Martin - parlando con John Sidoti, membro statale di Drummoyne, nonché con i nostri sei sindaci e direttori generali durante teleconferenze settimanali. Da lì la scelta delle priorità da portare avanti in termini di opere.

Gli interventi che saranno realizzati sono per lo più di riqualificazione e rifacimento di strade non in buone condizioni e di miglioramento delle strutture pubbliche. Grazie a questo investimento di 3 milioni di dollari non solo renderemo la nostra zona un posto più accogliente e migliore in cui vivere, ma creeremo anche posti di lavoro per chi lo ha perso. Abbiamo molta strada da fare per uscire da questa crisi, ma quella di Reid è una comunità molto forte formata da piccole imprese tenaci che sapranno riprendersi, passo dopo passo, con la diminuzione delle restrizioni. Come governo continueremo a essere al loro fianco e a sostenerli per uscire insieme da questa crisi”