SYDNEY – Uno dei monumenti più iconici d’Australia è diventato il fulcro della protesta pro-palestinese, dopo che decine di migliaia di manifestanti domenica pomeriggio hanno invaso, senza incidenti di rilievo, il Sydney Harbour Bridge.
La marcia è iniziata alle 13 a Lang Park vicino alla stazione di Wynyard. Avrebbe dovuto proseguire attraverso l’iconico ponte e concludersi intorno alle 15 al Bradfield Park, a North Sydney.
Il percorso è stato successivamente modificato, e i manifestanti sono stati autorizzati a fare inversione di marcia a Walker Street, tornando indietro e attraversando nuovamente il ponte. Ciò ha comportato la chiusura al traffico del ponte per un periodo più lungo, fino alle 16, e anche la metropolitana è rimasta fuori servizio per lavori di manutenzione programmati.
La polizia e le autorità hanno invitato chi non aveva necessità urgenti di non recarsi nel CBD e di evitare l’area.
Diversi parlamentari laburisti, incluso l’ex premier del New South Wales e l’ex ministro degli esteri federale Bob Carr, hanno preso parte alla marcia sfidando il premier Chris Minns, insieme a vari esponenti dei verdi e al fondatore di Wikileaks Julian Assange.
In precedenza, il premier aveva avvertito che la città sarebbe “precipitata nel caos” se la protesta fosse andata avanti.
Migliaia di manifestanti pro-Palestina si sono radunati anche nel CBD di Melbourne, prima di attraversare la città e bloccare il ponte di King Street. I partecipanti alla protesta hanno marciato lungo Swanston Street per poi imboccare Flinders Street, raggiungendo infine il ponte di King Street, una delle principali arterie che collegano il CBD con i sobborghi meridionali della città.
Gli organizzatori hanno stimato che circa 25.000 persone hanno partecipato alla manifestazione.