A quasi 80 anni, c’è chi si immagina tranquillo in poltrona, magari con una coperta sulle gambe e il telecomando in mano, a sorseggiare una tisana e raccontare aneddoti del passato. C’è chi considera quella fase della vita come il meritato riposo dopo una lunga carriera, una lunga marcia verso il tramonto della quotidianità.
E poi c’è Fortunato Barbaro, conosciuto da tutti come “Freddy”, che a 77 anni ha deciso che ‘riposo’ è una parola che non fa parte del suo vocabolario. A quasi 80 anni, questo signore originario della Calabria, oggi trapiantato in Australia, ha corso la maratona di Boston. Ma non è solo una questione di corsa. La vera impresa è che Freddy ha iniziato a correre solo nel 2016, dopo una vita trascorsa a stare seduto in ufficio. Per quasi sessant’anni.
Freddy è sbarcato in Australia con la sua famiglia nel 1957, all’età di nove anni. Il fratello Antonio, che oggi ha 81 anni e non perde un’occasione per sostenerlo, aveva quasi 14 anni. Da allora, una vita spesa a fare altro: il lavoro d’ufficio, una routine stabile, ma nulla di simile alla vita sportiva. “Non ho mai fatto sport, mai”, racconta con la nonchalance di chi ha appena riscritto le regole del gioco.
Poi, a 68 anni, arriva la pensione. E, da quel momento, inizia la vera corsa. “Ogni sabato, nei vari quartieri, c’era il ‘parkrun’, passeggiate in gruppo, così mi sono detto: ‘Perché non provare?’”.
Con un po’ di incertezza, Freddy ha cominciato a camminare, e poi a correre, fino a diventare un maratoneta. Il percorso non è stato semplice: “Per i primi tre mesi, faticavo a correre anche pochi metri; poi, i primi cinque chilometri senza fermarmi. Ma pian piano ho fatto progressi, arrivando a 10, poi 20, poi 30 chilometri. E alla fine, ho deciso di affrontare la maratona di Melbourne”.
Ma è stato solo l’inizio. Dopo quella, un’altra, poi un’altra ancora. Ogni volta un miglioramento. “Dopo la prima maratona, i miei cugini in America mi dicevano sempre: ‘Dai, perché non vieni a fare la maratona di Boston?’ – racconta ridendo –. Io rispondevo: ‘Ma dite sul serio?!’”.
Eppure, dopo quattro anni, il sogno è diventato realtà. Freddy ha corso la maratona di Boston il 21 aprile di quest’anno, tagliando il traguardo in sole tre ore e 55 minuti. A ben 77 anni e arrivando quarto per la sua categoria.
La preparazione è intensa: “Prima della maratona mi alleno quattro giorni a settimana, e non solo correndo. Faccio pesi leggeri e tanto stretching. Ma la cosa più importante è l’alimentazione. Niente salse, niente cose finte. Mangio tanta verdura, poca carne, una dieta mediterranea praticamente”. Un mix di disciplina, testardaggine e sacrificio, ma anche quella leggerezza e ironia nel prendere la vita che arriva solo con l’esperienza.
Così l’8 aprile è partito assieme alla sua famiglia – la moglie, i figli e il fratello – alla volta di Boston.
Il 21 aprile, il grande giorno, Freddy si è svegliato presto. Ha preso l’autobus per arrivare al punto di partenza a 48 chilometri di distanza, solo, senza conoscere nessuno. “Ero un po’ nervoso – confessa –. Ma l’adrenalina ha fatto il resto. Ho corso fino all’ultimo chilometro. E alla fine ero stanchissimo, ma felice”.
Quando ha tagliato il traguardo, la sua famiglia lo ha accolto con calore, con un abbraccio e con la coperta termica per combattere il freddo. Un trionfo che è stato anche un momento di unione familiare, con i cugini che lo hanno accolto a braccia aperte e una festa che ha riunito Italia, Australia e Stati Uniti.
“Per me è stata una grande gioia – racconta Antonio, il fratello di Freddy –. Quando ha iniziato a correre, ho pensato solo una cosa: ‘Ma questo è pazzo’. Però, quando si è qualificato per Boston, gli ho promesso che sarei andato assieme a lui”.
E così, partiti dall’Australia, i fratelli e la famiglia si sono ritrovati negli Stati Uniti per un’esperienza unica, culminata in una maratona che Fortunato ha vissuto come un “sogno che si avvera”.
Nel club di corsa di Lalor, dove Freddy ha trovato una seconda famiglia, è un’ispirazione per molti. “Io sono l’unico a essere più grande di 70 anni. Gli altri sono quarantenni, cinquantenni. Ma corro con loro e a volte li supero. Mi fanno i complimenti; mi dicono che sono un esempio”.
A chi gli chiede il segreto della sua resistenza, Freddy non ha dubbi: “Il mio motto? ‘Non è mai troppo tardi per cominciare’. Ogni passo è una vittoria, anche quando il corpo grida ‘basta’. Il trucco è continuare, un passetto alla volta”.
E ora, il prossimo obiettivo è ancora più ambizioso: la ‘Spartan Race’, arrivando a dieci maratone. “Ne ho già fatte quattro; me ne mancano sei. La prossima sarà a Melbourne, a ottobre”.
Freddy non ha intenzione di fermarsi, nemmeno quando toccherà gli 85 anni, come qualcuno suggerisce. E se qualcuno gli dicesse di smettere?: “Non ci penso nemmeno! Io non intendo fermarmi”, asserisce.
Nel frattempo, è stato invitato alla Abbott World Marathon Majors, un evento riservato ai maratoneti di élite, in Sudafrica, l’anno prossimo.
Per Freddy, è solo l’inizio di una nuova avventura, quella di un uomo che ha scoperto, avanti con gli anni, la sua vera passione e che, nella vita, non esiste un tempo preciso per raggiungere un traguardo. A meno che non sia una maratona.