CANBERRA - Il documento, intitolato Cost of Defence, denuncia la lentezza nell’adozione di nuove capacità militari e ritardi nei finanziamenti critici.
Nonostante il governo abbia annunciato un aumento di 50 miliardi di dollari nel bilancio federale dello scorso anno, e un anticipo di 1 miliardo quest’anno, il rapporto afferma che “non possiamo aspettarci un reale incremento prima del 2028–29”. Inoltre, esiste un allarmante divario tra la gravità delle minacce emergenti e i tempi lunghi per l’acquisizione di capacità fondamentali, appunto che appare riferirsi ai tempi di consegna dei sommergibili nucleari AUKUS.
Il primo ministro Anthony Albanese ha respinto le conclusioni critiche di ASPI, definendole “prevedibili” e sottolineando che il governo sta aumentando la spesa per la difesa fino al 2,4% del PIL, con investimenti consistenti in capacità e attrezzature.
ASPI ha anche sottolineato l’incertezza globale crescente, accentuata dal ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Justin Bassi, direttore esecutivo dell’Istituto, ha affermato che la politica estera americana sotto Trump contribuisce all’instabilità globale, trattando amici e nemici allo stesso modo. Bassi ha replicato alla reazione irritata manifestata da Albanese, affermando che il suo compito è semplicemente quello di rivelare le condizioni di preparazione dell’Australia ad un confronto con una potenza straniera.
Il rapporto mette in evidenza la necessità urgente di allineare le capacità difensive dell’Australia alle minacce attuali, per evitare che le ADF restino intrappolate in una posizione strategicamente vulnerabile.