Sabato 11 marzo al Canada Bay Club è stata organizzata la conferenza “Franca Arena: la sua storia, la nostra storia”, a cura dell’associazione National Italian Women Association (Niawa).

Il pubblico presente ha espresso parole di gratitudine a Franca Arena, politica e attivista, ed è seguita la proiezione di una video intervista del 1975 fatta dalla ABC.

La giornata, ha visto la partecipazione di più di 250 persone tra cui molte figure di spicco della comunità italiana di Sydney: Amanda Fazio ex vicepresidente del senato del NSW, Armando Tornari, Antonio Bamonte, dell’Associazione Carabinieri, Lisa Genovese, vice presidentessa del Com.It.Es, Giancarla Montagna Guareschi, Claudio Marcello e Bruno Di Biase della Filef, Paolo Barlera, presidente dell’istituto italiano di cultura, Thomas Camporeale CEO del Co.As.It, Domenico Gentile e Luisa Perugini della SBS.

La video intervista, della durata complessiva di 20 minuti ha mostrato al pubblico delle immagini molto nostalgiche del campo migranti di Bonegilla, per poi passare a piccoli stralci di vita quotidiana di Franca Arena.

La voce di sottofondo che ha introdotto Arena lo ha fatto descrivendola come una donna italiana che si rifiuta limitare il proprio ruolo di  donna italiana dell’epoca e rimanere tra le mura di casa, una suffragetta mediterranea.

Pioniera della radio etnica della SBS e la donna italiana più in vista di Sydney, Arena è stata la prima donna di origine non anglofona ad essere eletta al parlamento australiano, fondatrice dell’associazione NIAWA e speaker radiofonica per La Fiamma con il programma “The Italian Hour”, una volta arrivata in Australia come tutti i migranti dell’epoca ha trascorso un periodo nel campo di Bonegilla dove ha trovato impiego come traduttrice vista la sua ottima conoscenza della lingua inglese.

Dopo tre settimane, riuscendo a farsi dare l’unico contatto che aveva in Australia al Methodist girls’ hostel a Surry Hills, lascia Bonegilla per andare a Sydney, tutto il resto è storia.

Arena si è battuta strenuamente per le donne, dando letteralmente voce ai loro pensieri e desideri in una società che le vedeva isolate per motivi linguistici e culturali in quanto donne etniche e in famiglia, invece, relegate all’adempimento di ruoli prettamente domestici.

Creando la Niawa ha dato la possibilità a tante donne di incontrarsi diverse volte durante l’anno con un ministro o un premier. Cinque donne avrebbero parlato con il ministro per 25 minuti e il ministro aveva 10 minuti per rispondere.

“I pregiudizi sono iniziati durante la guerra, noi eravamo nemici di guerra ma credo che non siano proliferati soltanto per questo. Penso che i media abbiano giocato un ruolo decisivo per un desiderio forte di dipingere gli italiani come semi analfabeti, che si rimpinzano di cibo, persone di seconda categoria, certamente non di alta classe come gli inglesi  dice la giovane ma di certo non intimidita Franca Arena durante la video intervista -. Credo che le persone stiano imparando a conoscerci e stiano realizzando che noi siamo buoni o cattivi come chiunque altro al mondo, abbiamo buone qualità e cattive qualità - ha continuato Arena, che si identifica con i problemi delle donne italiane dell’epoca e grazie al suo inglese impeccabile dando voce ad una generazione che fino ad allora non era riuscita a farsi sentire dalle autorità australiane –. Non mi spaventa nulla. Questa è l’utilità del mio ruolo: il fatto che io sia molto indipendente, io dico sempre quello che penso.” Nulla e nessuno mi spaventa.

Grande amico di Franca Arena, Antonio Bamonte, che ha espresso la sua gratitudine nei suoi confronti per le lotte e i tutti i successi conquistati duramente: “Quelli erano anni in cui si costruiva ciò che oggi diamo per scontato, e lo si faceva con impegno e perseveranza, e vi garantisco... Non era facile. Franca lo sa bene, era lì, e con il sostegno di patronati e associazioni nazionali come Filef e Aitef, ha lottato perché le cose cambiassero. E sono cambiate. Per noi e per quelli che sono venuti dopo di noi. Franca fu in prima linea anche per ottenere dal governo lo spazio dove oggi sorge l’Italian Forum, testimonianza di quanto la nostra comunità abbia contribuito alla costruzione di questo bellissimo Paese” ha concluso il presidente dell’associazione Carabinieri.

Quello di Arena era anche un impegno profondo per la creazione di una società australiana multiculturale e diversificata e per farla realizzare era necessario il mantenimento delle lingue comunitarie.

Claudio Marcello della Filef ha condiviso ricordi dell’inizio della sua carriera con Arena, dagli inizi della SBS Radio, chiamata inizialmente 2EA e 3EA Ethnic Australia.

La radio etnica aveva un’importanza cardine per il mantenimento delle lingue ed era anche strumento di cambiamento molto potente all’interno della società australiana che stava diventando più inclusiva.

Hanno collaborato con Arena, Tony Palumbo, Livio Benedetti, amico stretto e compagno di lotta e Pietro Schirru, con l’obiettivo di coprire una vasta gamma di argomenti in modo che tutti potessero partecipare e gettando le basi per un programma radiofonico che adesso trasmette in più di 60 lingue.

Con entusiasmo, la presidentessa della Niawa, Concetta Cirigliano Perna, ha commentato la giornata dicendo: “Per me è stato importante parlare di Franca e soprattutto presentare al pubblico la video intervista del 1975. Molti del pubblico presente mi hanno chiesto una copia perché vogliono farla vedere a figli e nipoti, per far capire loro quanta strada è stata fatta e tutti i pregiudizi che sono stati abbattuti grazie a lei.  Riconoscere il valore e il contributo ai migranti nel tortuoso cammino del superamento degli stereotipi dell’immigrazione italiana in Australia è la cosa più importante per Franca” ha sottolineato Perna.

La paura che le nuove generazioni dimentichino quello che è stato fatto per rendere l’Australia un Paese davvero inclusivo e multiculturale è una paura che attanaglia non solo Arena ma tutta quella generazione di emigrati italiani che hanno costituito la storia di questa nazione.

Franca Arena ha contribuito alla diffusione di una percezione degli italiani diversa ed è stata una precorritrice di una società più giusta e, grazie anche alla radio, consapevole dei propri diritti, diffondendo l’idea che l’educazione è alla base della crescita dell’individuo.

Si è battuta affinché l’assimilazione non solo linguistica ma anche culturale non prendesse il posto dell’integrazione, in una società frammentata e disunita composta da diverse estrazioni multiculturali in cui la comunicazione non era facilitata a quei tempi ha fatto in modo che gli emigrati di ogni origine divenissero più consapevoli delle proprie forze e in ultima istanza, unirle per lottare insieme, favorendo la collaborazione.

L’eredità di questa consapevolezza si trasmette e si lega al senso di appartenenza delle generazioni che verranno ed è il fondamento di una società libera dal razzismo e dai pregiudizi e per questo, non deve andare persa.