Il clima mite e soleggiato della giornata e il panorama che si scorge dalla sala del ristorante dove ci incontriamo, rispecchia la positività di Franca Arena, donna profondamente acuta che, nonostante le immense criticità affrontate durante tutta la sua vita, resta sempre lucida, curiosa nei confronti della realtà che la circonda. La sua storia è quella di una donna che ha sfidato ogni tipo di convenzione, che non ha mai avuto paura di esprimere le proprie opinioni.

In un momento storico in cui era concesso soltanto agli uomini di partire e avventurarsi verso un nuovo e sconosciuto continente, Arena è arrivata in Australia da donna sola, dando inizio alla sua avventura nel 1959 quando è giunta al centro di migrazione Bonegilla, a trecento chilometri da Melbourne, trovando poi lavoro come traduttrice al dipartimento di Immigrazione.

L’esperienza a Bonegilla l’ha toccata nel profondo, risvegliando in lei un bisogno di giustizia. “La sofferenza e l’impotenza che ho visto a Bonegilla mi ha fatto capire che volevo partecipare alla lotta per la riforma sociale e fare qualcosa di utile con la mia vita. A Bonegilla ho imparato esattamente cosa significa socialmente, emotivamente e fisicamente essere un immigrato”, ha raccontato.

L’esperienza nel centro di accoglienza l’ha spinta a iniziare il suo percorso nel sociale, influenzando così il destino di tante donne italo-australiane e contribuendo al cambiamento della comunità italiana facendosi largo all’interno delle istituzioni.

Nata a Genova il 23 agosto 1937, Arena è sempre stata molto orgogliosa delle sue origini, tanto da farsi largo nella comunità italiana di Sydney diventando ben presto un punto di riferimento. Nel 1972 è entrata a far parte del Partito laburista e nel 1981, quando è stata eletta al Consiglio legislativo del New South Wales, è diventata la prima donna di origine non anglofona ad essere eletta al parlamento australiano.

La lotta in prima persona che ha condotto contro gli abusi di potere, scuotendo le istituzioni australiane dall’interno, è stata una vera e propria battaglia per i diritti umani che è iniziata ben prima di fondare il consiglio per le comunità etniche – ideato per far sì che le varie comunità in Australia venissero accettate nella società alla pari degli australiani. Per Arena è stato fondamentale unire le forze e, grazie alla sua gentilezza d’animo e alla sua disponibilità, ha sempre ricevuto il supporto di moltissime comunità: greci e maltesi, ad esempio, che proprio come gli italiani, combattevano per un posto nella società australiana.

“Anche i politici dell’epoca hanno ben presto compreso quanto il nostro voto fosse importante e hanno cominciato a ‘farci la corte’ per accattivarsi queste comunità; alcuni lo facevano per la sola finalità di ottenere voti, altri invece volevano davvero promuovere la multiculturalità e fare in modo che in Australia si cominciasse a coltivare inclusività – ha continuato –. All’epoca, in tantissimi erano vittime di discriminazioni. Abbiamo dovuto lottare tanto per trovare un posto nella società e farci strada attraverso lotte importanti”.

Ogni anno, ancora, milioni di persone nel mondo sono costrette a fuggire per trovare sicurezza lontano dal proprio Paese, un fenomeno purtroppo sempre più frequente e che coinvolge anche l’Australia, in quanto ‘destinazione finale’. Franca Arena conferma quanta strada sia stata fatta, ma quanta ce ne sia ancora da percorrere, se si pensa ai centri di detenzione e al numero sempre molto elevato di rifugiati, “motivo di grande tristezza”. 

Con uno sguardo rivolto anche al resto del mondo, Arena ha opinioni molto decise in merito a società profondamente radicate, dove il ruolo della donna è purtroppo ancora subordinato all’uomo. Riguardo alle attuali proteste che stanno scuotendo l’Iran, Arena ripensa immediatamente a una giornata di luglio di qualche anno fa, per le strade di Teheran, con il capo coperto da un’hijab, ma i piedi scoperti e il suo smalto acceso sulle unghie.

“D’un tratto, mi sono sentita chiamare dalla polizia religiosa – ha raccontato –. Mi hanno fermata, io non capivo loro e loro non capivano me. Fissavano lo smalto sui miei piedi, cercando di farmi capire di non poter andare in giro in quelle condizioni; una vera e propria forma isterica di controllo. Ho incontrato tanti iraniani nel tempo, persone fantastiche, generose ed erudite. Sono gli estremisti a risultare pericolosi e purtroppo nel mondo li troviamo ovunque”.

Nonostante la lotta femminista sia ancora lunga e difficile in moltissimi Paesi, l’ex parlamentare sostiene che nel mondo sono stati fatti passi avanti e, da inguaribile ottimista, Arena guarda al futuro speranzosa: “Pian piano, molti problemi saranno risolti; io sono fiduciosa – ha dichiarato –. Gli uomini non sono nostri nemici: sono con noi, vogliono una società più giusta, migliore, non solo per noi, ma anche per i nostri figli e i nostri nipoti. Per tutte le generazioni che verranno”.

Fondatrice dell’Australian Republican Movement, Arena si è dedicata a moltissime cause nel sociale, fondando il Women’s Network nel 1984 e, un anno più tardi, la National Association of Italo-Australian Women (NIAWA), per facilitare l’interazione tra donne etniche.

“Sono rimasta in carica come presidente dell’associazione per ben 25 anni, non volevo farlo a vita – ha continuato –. All’epoca, avevo Concetta Perna in veste di vicepresidente – donna in gamba, onesta, istruita e capace. Sono stata felicissima di lasciare a lei il ruolo, perché ha fatto un lavoro meraviglioso. Il futuro della NIAWA risulta incerto a causa di un ricambio generazionale difficile da intraprendere. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’associazione delle donne italo-americane riceve il supporto della terza generazione e speriamo che accada anche qui in Australia”.

La speranza di Arena è che si continui a supportare la diffusione della lingua e della cultura italiana, affinché i sacrifici della prima generazione non siano mai dimenticati.

“Nel secondo dopoguerra, l’Italia era in ginocchio e i migranti erano disposti a tutto pur di costruirsi un futuro più sereno. Hanno lavorato veramente sodo e hanno costruito questo Paese – ha aggiunto Arena –. In quegli anni, si tentava di non mischiare i migranti dalle isole del Pacifico con i ‘bianchi’ d’Australia, ecco perché furono gli italiani a essere scelti per la lavorazione della canna da zucchero nei campi del Queensland. Lavoro durissimo che richiedeva tanta forza e resistenza, per le ore trascorse sotto il sole ardente. A nessuno interessava degli italiani, almeno fino ai primi rappresentanti in Parlamento quando tutto è iniziato a cambiare”.

Con grande emozione, Franca Arena guarda al futuro con la speranza che si continui a incoraggiare la cooperazione e la coesione tra le comunità che hanno scelto l’Australia come casa.