“Imprigionati in Australia, tra frontiere chiuse e voli fantasma il rimpatrio sembra sempre più un’illusione”.
È lo sfogo di Francesco Molfese, bloccato qui con la fidanzata che, tra cancellazioni di voli, blocchi delle frontiere e visto in scadenza, come molti italiani, sta vivendo un incubo ad occhi aperti. Il 28enne milanese, arrivato qui l’anno scorso, durante l’esperienza nelle aziende agricole del Queensland incontra lei, Anna, con la quale nasce istintivamente un buon rapporto, una bella complicità finché “ci innamoriamo”. Nelle aziende agricole riscontrano diversi problemi, non riescono a prolungare il visto “il suo scade il 24 marzo, il mio il 10 aprile”. Non avendo molta alternativa, nonostante l’emergenza che attanaglia l’Italia, optano per il rimpatrio insieme.
Prima della definitiva partenza “ci avventuriamo lungo la East Coast”. Tuonano le prime restrizioni dal governo australiano “molto vaghe: distanza sociale che non viene rispettata, spiagge chiuse, ma ugualmente affollate e i casi in New South Wales aumentano in maniera esponenziale”.Il 20 marzo arrivano a Cairns, da dove è previsto l’aereo per il rientro ma ecco “una notifica dalla compagnia aerea: il volo è cancellato”. La faccenda si incrina, aumenta l’ansia: “Dobbiamo prendere una decisione: un funzionario locale suggerisce di lasciare il Paese all’istante, prima della possibile chiusura totale”. I due, a dieci ore di fuso da casa, sono comprensibilmente spaventati. “Compriamo un altro volo per ben 2.800 dollari a persona, direzione Roma”.
Due giorni dopo, lampeggia una nuova mail: “Cancellato”. Altro allarme, il visto di Anna scade ma fortunatamente si ricorre a un bridging visa: “Succede quando sei impossibilitato a partire”. Investono su un ulteriore biglietto “da Cairns a Sydney e da lì verso Fiumicino”. Ma nel vortice tempestoso in cui sono intrappolati non c’è tregua, un altro fulmine: “Il Queensland chiude le frontiere, non possiamo accedere alla prenotazione. Siamo confinati qui, costretti a Cairns”.
Il turismo è morto, le attività abbassano le saracinesche “non possiamo fare altro che tirarci su le maniche” sospira “vivere questa esperienza per quello che è: una grande sfida per tutti noi” prosegue “non ha più senso tornare. A che pro? Col rischio sospendano altre tratte, rimanendo incastrati chissà in che scalo, rimetterci ulteriori soldi?”.
La voce diventa più intensa, quasi tentasse di farsi coraggio: “Stiamo cercando attività di volontariato in cambio di vitto e alloggio”. Il cielo è sempre più grigio e con un barlume di speranza afferma: “Mi auguro che questa storia, come tutte le altre, faccia il giro del mondo, che arrivi alle autorità italiane, noi e molti concittadini siamo bloccati in Australia, non è giusto” e conclude bacchettando “lo stato italiano” che “ha il dovere di mettersi in moto, di salvaguardare i suoi cittadini”.