PARIGI - Dopo dieci giorni dall’incarico conferito da Emmanuel Macron al centrista François Bayrou e tre settimane dopo la caduta del governo di Michel Barnier, poco fa sono stati annunciati i 34 ministri che comporranno il nuovo esecutivo francese.  

Tra le principali nomine, il pepubblicano Bruno Retailleau resterà ministro degli Interni, il direttore generale della Caisse des Dépots et Consignations, Éric Lombard, andrà all’Economia, l’ex primo ministro di François Hollande, Manuel Valls, sarà ministro dei Territori d’Oltremare. Confermato agli Esteri Jean-Noël Barrot, mentre alla ex premier (2022-2024) Élisabeth Borne sarà affidata l’Istruzione nazionale. 

Gérald Darmanin, ex ministro degli Interni, diventa ministro della Giustizia, Rachida Dati resta al ministero della Cultura. Annie Genevard sarà ministro dell’Agricoltura, Marie Barsac andrà allo Sport e Aurore Bergé sarà responsabile dell’Uguaglianza e della lotta alla discriminazione. 

Confermato anche Sébastien Lecornu, che resta al ministero delle Forze Armate, mentre l’ex ministro socialista François Rebsamen è stato nominato ministro della Pianificazione regionale e del decentramento.  

Catherine Vautrin sarà ministro del Lavoro, Clara Chappaz ministro delegato per l’IA, Juliette Meadel, sarà ministra delegata per l’Europa e Amélie de Montchalin eredita i conti pubblici. 

L’inclusione di due ex primi ministri del peso di Valls e Borne, secondo gli osservatori, indica il desiderio di Macron di avere un governo che possa mantenere una certa stabilità, dopo l’esperienza negativa del governo Barnier. 

L’inatteso ritorno di Valls, premier dal 2014 al 2016, come capo del ministero dei Territori d’Oltremare indica l’importanza data alla carica, dopo che le autorità sono state fortemente criticate per la loro risposta al ciclone sul territorio dell’Oceano Indiano di Mayotte, che ha ucciso almeno 35 persone.  

La priorità di Bayrou, capo del gruppo centrista MoDem alleato del partito di Macron, è assicurarsi che il suo governo possa sopravvivere a un voto di sfiducia e che approvi un bilancio di riduzione dei costi per il 2025. 

I socialisti si sono già scagliati violentemente contro il nuovo esecutivo. “Non è un governo, è una provocazione”, ha detto il segretario Olivier Faure, aggiungendo che “è l’estrema destra al potere sotto la sorveglianza dell’estrema destra”.