PARIGI – Emmanuel Macron propone una tregua politica all’Eliseo: niente fiducia forzata, niente mozioni di sfiducia, e un premier ancora da scegliere. Ma le divisioni restano profonde, con la gauche e i Républicains lontani da un’intesa.

Nessuna discussione sul merito: all’Eliseo Emmanuel Macron e i capi dei partiti francesi - eccetto le estreme, non invitate - hanno parlato di “metodo”.

Per riuscire a non sciogliere più il Parlamento durante il suo mandato (quindi per 30 mesi) Macron propone una tregua basata su uno scambio: il governo si impegnerà a non mettere la fiducia utilizzando la scorciatoia dell’articolo 49.3 per bypassare il Parlamento. I partiti, in cambio, non ricorreranno a mozioni di sfiducia.

Su questa base, entro 48 ore Macron intende nominare il nuovo primo ministro, sul quale però le parti non si sono avvicinate: la gauche vuole un premier del Nuovo fronte popolare; i Républicains sono contrari; Macron promette soltanto di “non mettersi più nelle mani di Marine Le Pen”, come successo nella breve esperienza del governo Barnier, di fatto sotto tutela dell’estrema destra.

Il presidente della Repubblica ha poi assicurato che del “merito”, ovvero della politica da condurre, si occuperà il primo ministro.

Intanto, il capo dello Stato ha nuovamente ricevuto, prima della riunione con i partiti, il centrista François Bayrou, faccia a faccia. Era il candidato favorito fino a un paio di giorni fa; adesso la gauche ha puntato i piedi sul suo nome. Ma il leader del MoDem è apparso ottimista: “Progressi insperati”, ha detto commentando il tavolo largo del pomeriggio.

Suggerendo poi un suo personale “metodo” che potrebbe fare breccia in un momento pieno di inedite difficoltà: rinviare “le questioni che irritano”, dalla riforma delle pensioni alla legge sull’immigrazione, evitando gli scontri. All’uscita dall’Eliseo, dopo circa un’ora e mezzo di riunione, le prime reazioni delle delegazioni sono state diverse fra loro. Tutti hanno però ammesso che le discussioni ci sono state e che l’ambiente era, con varie sfumature, costruttivo.

Molto accigliato è apparso il capogruppo in Parlamento dei Républicains, Laurent Wauquiez, che si è rammaricato per un Paese “ridotto a tentare di non far cadere un governo ogni tre mesi”. Il suo partito è disponibile al criterio della “non sfiducia”, mentre di accordi con la gauche per un “contratto di governo” non se ne parla.

“Nessuna concessione: Macron non si è mosso di un centimetro”, sono state le prime parole di Marine Tondelier, segretaria degli ecologisti, che però subito dopo, insieme con Olivier Faure, capo dei socialisti, ha ammesso di essere disponibile all’intesa ormai ribattezzata “della non sfiducia”.

Resta l’interrogativo sull’identità del primo ministro, perché sul tema non si registrano passi avanti: la gauche ne vuole uno “uscito dal Nuovo fronte popolare”, anche perché, dall’esterno di ogni trattativa, Jean-Luc Mélenchon ha tuonato: “C’è qualcuno che pensa di poter strappare anche un solo seggio senza di noi?”.