Il mondo della musica è in lutto per la morte di Franco Battiato, il grande ed eclettico cantautore e musicista siciliano che ha spaziato dalla musica pop a quella colta, spentosi a Milo, vicino a Catania. Battiato era nato il 23 marzo 1945 a Riposto, in provincia di Catania. E’ stato maestro di tutti i generi musicali, dal rock progressivo alla musica leggera, approfondendo anche la canzone d’autore, quella etnica ed elettronica e l’opera lirica. Un musicista-poeta, raffinato e colto, che ha saputo anche emozionare, toccando nel profondo l’animo umano.

Una carriera strepitosa, quella di Battiato, iniziata nel 1964, quando dalla Sicilia si stabilisce a Milano (“Città della nebbia dove mi sono trovato benissimo”) frequentando i cabaret dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi, e terminata due anni fa, quando il suo manager Francesco Cattini annuncia il ritiro dalle scene. In tutti questi anni Battiato frequenta tutti i generi musicali, compone molta musica sperimentale, ma anche canzoni di enorme successo, basti ricordare il suo album capolavoro “La voce del padrone”, il fortunato sodalizio con Alice negli anni ‘80, la ventennale collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, che ha dato vita ad alcuni dei brani più intensi della musica italiana. L’esempio più eclatante è “La cura”, una delle canzoni d’amore più belle mai composte.

Gli anni ‘60 sono quelli della canzone di protesta, ma anche dei primi singoli “La torre” e “...e allora dai!”, presentato al Festival di Sanremo 1967, ma a partire dal 1971 l’artista abbandona il formato canzone per dedicarsi completamente alla musica sperimentale, facendo un uso costante di strumenti e sonorità elettroniche. In questo periodo pubblica, lungo la prima metà degli anni Settanta, alcuni album per l’etichetta indipendente Bla Bla fra cui l’esordio “Fetus” (recante in copertina l’immagine di un feto, all’epoca censurata) che vende circa 7.000 copie. Il disco seguente, “Clic”, pubblicato nel 1974, è interamente dedicato al musicista e amico Karlheinz Stockhausen. In quel periodo il cantautore conosce il musicista Giusto Pio, con il quale stringerà un proficuo sodalizio artistico; lo stesso Pio gli impartirà, negli anni a venire, molte lezioni di violino. Per la Ricordi esce, l’anno seguente, “Juke Box”, prima collaborazione con il violinista e pensato come colonna sonora del film per la televisione “Brunelleschi”. Sempre nel 1978, produce il primo disco del musicista veneto dal titolo “Motore immobile”. L’ultimo album pubblicato con la Dischi Ricordi è “L’Egitto prima delle sabbie”. Con l’omonima traccia (brano di 14’ di pianoforte che ripete un solo accordo per tutta la durata della traccia), si aggiudica, nel 1979, il Premio Stockhausen di musica contemporanea.

Il successo commerciale e la grande notorietà arrivano negli anni ‘80 con il suo capolavoro “La voce del padrone” (1981), un album denso di citazioni, ma orecchiabile, che fa aumentare il numero dei suoi ammiratori. Canzoni indimenticabili come “Bandiera bianca”, “Cerco un centro di gravità permanente”, “Cuccurucucù”, che portano l’album a scalare le classifiche, raggiungendo la prima posizione nel mese di marzo, e mantenendo ininterrottamente il primato fino a inizio autunno. A fine anno “La voce del padrone” risulterà essere il primo album italiano ad aver oltrepassato il milione di copie vendute, superando ogni aspettativa dell’autore e della casa discografica. Dalla rivista “Rolling Stone”, il disco è collocato al secondo posto, nella lista dei 100 album italiani più belli di ogni tempo. Gli anni ‘80 sono anche quelli del sodalizio musicale, uno dei più in voga in quel periodo, con la cantante Alice, (vero nome Carla Bissi). I due iniziarono a collaborare nel 1980 con l’uscita dell’album “Capo Nord”, consacrazione della loro affinità artistica e personale, che porterà non solo alla creazione di brani strepitosi, ma anche a un’amicizia che si protrarrà per tutta la vita. E dopo il successo del singolo “Il vento caldo dell’estate”, e la pubblicazione nel 1981 nell’album omonimo “Alice”, per la scoperta del musicista catanese, ecco che arriva la vittoria a Sanremo con il brano “Per Elisa”. Tra i duetti che hanno fatto sognare ci sono “Chanson Egocentrique” del 1982 e “I treni di Tozeur” del 1984, con la quale si esibiscono all’Eurofestival. Nel 1985, Alice dedicherà a quello che era diventato il suo maestro l’intero album “Gioielli rubati”.

Amante delle filosofie orientali, Battiato trasferisce la sua passione nella musica. In “Vite parallele” Battiato affronta il tema della reincarnazione (già argomentato in “Caffè de la Paix”), della quale il cantautore è un fermo sostenitore. Il disco viene promosso in molte trasmissioni musicali, aggiudicandosi nel 1999 la Targa Tenco come miglior album dell’anno. All’alba del nuovo millennio Battiato affronta un nuovo lavoro sospeso fra pop e sperimentazione dal titolo “Ferro battuto”, uscito nel 2001. Nel disco troviamo un duetto con il leader e cantante dei Simple Minds, Jim Kerr. Il nuovo decennio si apre con l’insolita partecipazione dell’artista al Festival di Sanremo, condotto dall’amico e cantante Gianni Morandi, ma vede anche un tour di grande successo con Alice, dal febbraio ad aprile 2016: 32 date. Battiato tiene il suo ultimo concerto al Teatro romano di Catania; le ultime quattro date del tour vengono annullate per motivi di salute. Infine, una curiosa coincidenza: il 18 maggio, giorno del decesso del maestro siciliano, è lo stesso dei tragici suicidi di due altri musicisti all’apice della carriera: Ian Curtis, leader dei Joy Division, e Chris Cornell dei Soundgarden.