CANBERRA – Il ministro del Tesoro federale Josh Frydenberg ha declinato l’invito a comparire di fronte al Comitato interparlamentare sul COVID-19 per spiegare il clamoroso errore contabile che ha fatto abbassare il costo totale dell’iniziativa Jobkeeper.
In una lettera inviata alla presidente del Comitato, la senatrice Katy Gallagher, Frydenberg ha riconfermato che “il governo federale continuerà a lavorare col Comitato rispondendo alle sue richieste nel modo più efficiente possibile”, ma ha aggiunto che di fronte all’organismo parlamentare sono già comparsi rappresentanti del ministero del Tesoro in tre diverse occasioni. “Se necessario, sarà il leader della maggioranza al Senato, nella sua qualità di rappresentante del ministro del Tesoro al Senato, a intervenire alle audizioni”, specifica la missiva.
L’apparizione di Frydenberg era stata richiesta a gran voce dall’opposizione, dopo che venerdì scorso era stato rivelato che nei suoi sei mesi di operatività Jobkeeper dovrebbe costare non i 130 miliardi di dollari annunciati dal Tesoro, ma solo 70 miliardi.
“Il ministro dovrebbe avere il coraggio di accettare l’invito a comparire di fronte al Comitato. Quando ci si trova di fronte a uno svarione di queste proporzioni, penso proprio che sarebbe opportuno affrontare la situazione e cercare di spiegarla”, ha dichiarato il leader della minoranza al Senato Penny Wong.
Secondo le consuetudini del Parlamento federale, non è possibile costringere i ministri appartenenti alla Camera dei deputati a intervenire alle inchieste avviate dal Senato, a meno che il ministro stesso acconsenta. La prossima tornata di audizioni del Comitato è in programma verso la metà di giugno.
Josh Frydenberg in un’intervista televisiva si è assunta tutta la responsabilità per l’errore, facendo notare, comunque, che “naturalmente è spiacevole che queste previsioni siano state ritoccate, ma è importante notare che non è stata versata alcuna somma di denaro in più da parte dell’Ufficio tasse, e non vi è stato alcun pagamento inferiore o superiore al dovuto in conseguenza di questi dati errati”.
Il ministro del Tesoro si è poi unito al primo ministro Scott Morrison per rispondere negativamente alle sollecitazioni giunte da più parti di utilizzare i 60 miliardi di dollari “risparmiati” in conseguenza dell’errore per estendere l’operatività di Jobkeeper.
“L’aggiornamento di queste cifre non è affatto un invito a spendere di più, il nostro esecutivo continuerà a mantenere una forte disciplina di bilancio”, ha aggiunto Frydenberg.
L’iniziativa Jobkeeper è destinata a concludersi alla fine di settembre, ma la prevista revisione che avverrà a giugno potrebbe apportare qualche lieve modifica allo schema.
Scott Morrison, dal canto suo, ha ammesso la piena responsabilità del suo governo per l’errore, spiegando che “abbiamo presunto che la crisi sanitaria che avrebbe colpito l’Australia sarebbe stata più grave di quanto è effettivamente avvenuto, e abbiamo calcolato conseguenze economiche in base a queste previsioni. Certo, c’è stata una sovrastima e per queste cose sono io il responsabile”. Il primo ministro, comunque, ha aggiunto che “queste iniziative sono state assunte allo scopo di attutire il terribile colpo economico causato dal virus, ma è evidente che si tratta di misure temporanee. Il totale delle misure che abbiamo avviato finirà per costare più di 150 miliardi di dollari in appena sei mesi, tutti soldi presi in prestito a fronte di future entrate fiscali”.