GAZA - Philippe Lazzarini, il capo dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), ha annunciato il primo dicembre la sospensione delle consegne di aiuti a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, giustificando la decisione con l’escalation di insicurezza e i furti continui subiti dai camion che trasportano cibo e altri beni di prima necessità.
La situazione a Kerem Shalom è diventata sempre più pericolosa, con bande armate che sorvegliano l’area. L’ultimo caso registrato e denunciato dalle agenzie umanitarie è stato l’attacco di un importante convoglio di mezzi lo scorso 16 novembre. Contemporaneamente, volgendo lo sguardo all’Europa, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto contro i leader israeliani, tra cui il primo ministro Netanyahu, per presunti crimini contro l’umanità, che Israele ha respinto accusando la Corte di parzialità nel giudizio.
Lazzarini ha criticato le politiche israeliane, colpevoli per Unrwa di aver contribuito alla situazione di incertezza, sottolineando che la consegna degli aiuti umanitari non dovrebbe avvenire in un modo così pericoloso e altalenante. In particolare, “l’assedio continuo, gli ostacoli posti dalla autorità israeliane” e la “mancanza di sicurezza” sulle rotte sono le cause principali di questo stop.
“La responsabilità della protezione degli operatori umanitari e delle attrezzature spetta allo Stato di Israele in quanto potenza occupante. Deve garantire che gli aiuti arrivino a Gaza in modo sicuro e astenersi dall’attaccare gli operatori umanitari” dichiara il capo dell’Unrwa, che chiede un cessate il fuoco.
In questo contesto di grande tensione si collocano anche gli ultimi attacchi aerei israeliani a Gaza. L’esercito ha dichiarato di non essere a conoscenza di queste operazioni, ma la denuncia dalla Striscia parla di almeno sei morti, tra cui due bambini.
Il conflitto in corso ha causato oltre 44.000 morti palestinesi e ha fatto sfollare il 90% dei 2,3 milioni di abitanti presenti a Gaza. La crisi umanitaria è sempre più disastrosa, caratterizzata da una carestia devastante, da saccheggi diffusi e da una crescente violenza, in particolare nei campi profughi.
Esperti e organizzazioni umanitarie sollecitano un’azione immediata di tutte le parti coinvolte per affrontare le condizioni catastrofiche di Gaza. Nel più ampio contesto geopolitico, il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso l’intenzione di porre fine ai conflitti, pur mantenendo una posizione favorevole verso Israele.
Mentre la situazione si deteriora, altre organizzazioni umanitarie come il World Central Kitchen hanno sospeso le operazioni a Gaza a seguito di violenze contro i loro operatori, complicando ulteriormente gli sforzi umanitari.
La sospensione temporanea delle consegne da parte dell’Unrwa è quindi un segnale “pessimo” e “drammatico, in un contesto che lo era già” ha reagito Jean-Francois Corty, presidente di Medici del mondo (Mdm), secondo il quale “gli indicatori di mortalità sono esponenziali e allucinanti”, a causa in particolare della mancanza di cibo, medicine e accesso all’acqua.
Per Claire Nicolet, capo missione di Medici senza Frontiere (Msf), si tratta di una situazione catastrofica: “Le consegne commerciali sono state interrotte, non c’è più un panificio e l’agenzia delle Nazioni Unite è la spina dorsale degli aiuti per la fornitura di cibo e attrezzature” e parte del settore medico.