La procura generale non ricorre alla Corte di Cassazione. L'ex no global italiano, Vincenzo Vecchi, ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001, non sarà estradato in Italia. Il procuratore aveva tre giorni per presentare il ricorso alla Cassazione dopo il no all'estradizione della Corte di Appello di Lione e il termine scadeva ieri sera. Questa mattina è arrivata l'ufficializzazione da parte di Maxime Tessier che insieme a Catherine Glon difende Vincenzo Vecchi.  

Lo scorso 24 marzo la Corte di Appello di Lione aveva deciso di negare l'estradizione di Vecchi che era stato arrestato in Francia nell'agosto del 2019 dopo una latitanza di 8 anni. Lo scorso 29 novembre la Corte di Cassazione francese aveva deciso di annullare la decisione sull'estradizione in Italia di Vecchi e di rinviare il caso nuovamente dinnanzi a una Corte di Appello, questa volta a Lione dopo Rennes e Angers. 

Vecchi era stato condannato, con sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione italiana il 13 luglio 2012, alla pena di 11 anni e 6 mesi per le violenze verificatesi durante il G8 di Genova. Aveva inoltre riportato una condanna a 4 anni di reclusione per alcuni scontri che hanno avuto luogo in occasione di una manifestazione antifascista a Milano nel marzo del 2006. Per quanto riguarda la condanna per i fatti di Milano è stato ritenuto in Francia che la pena era stata già scontata e quindi è decaduto uno dei due mandati europei. Vecchi, originario di Bergamo, vive attualmente a Rochefort-en-Terre, in Bretagna, da quando è stato scarcerato, ossia dal 15 novembre 2019. Prima del suo arresto lavorava da molti anni come imbianchino mentre adesso ha ritrovato un lavoro nella costruzione di alloggi ecologici a Questembert, sempre in Bretagna. 

È finita. È un immenso sollievo”, commenta all'Adnkronos Eric Vuillard, scrittore francese che nel 2017 ha vinto il prestigioso premio letterario Goncourt per il suo romanzo ‘L’ordine del giorno’ e che da circa 4 anni si mobilita a difesa di Vincenzo Vecchi. Da questa storia, rileva lo scrittore, “si possono trarre diversi insegnamenti. Innanzitutto le tre Corte di Appello, quella di Rennes, di Angers e di Lione hanno fatto il loro lavoro rendendo delle decisioni nel merito, delle decisioni di diritto che hanno difeso i diritti fondamentali dell'uomo”. Poi, osserva, “c'è la questione del Mandato di arresto europeo. Un fenomeno che favorisce la pura efficacia della procedura ma non il diritto. La decisione della Corte di giustizia Ue in questa vicenda di Vecchi non è stata in linea con i diritti che tutelano le libertà fondamentali. La Corte di giustizia Ue, infatti, ha privilegiato la collaborazione tra gli Stati. Quindi non una questione di diritto ma una questione politica. In questo modo si cerca di limitare il giudice. È molto preoccupante per l'Europa in un momento in cui osserviamo che molti paesi diventano sempre meno liberali”, sostiene Vuillard. 

Jean-Baptiste Ferraglio del Comitato di sostegno di Vecchi, sostiene che il rischio “era che il reato di ‘devastazione e saccheggio’, che risale al periodo fascista, venisse accettato nello spazio giuridico europeo. Un'incriminazione che non richiede che l'imputato abbia commesso gli atti lui stesso, direttamente. È sufficiente che fosse presente sulla scena perché si costituisca una specie di infrazione collettiva. È una misura che in questo momento fa a gola a molti paesi”, osserva.