PAVIA - Vanno avanti le indagini della Procura di Pavia sul delitto di Garlasco, con la ricerca della persona a cui appartiene il profilo genetico maschile individuato sulla garza non sterile che 18 anni fa venne usata per prelevare materiale biologico dalla cavità orale di Chiara Poggi. 

L’indagine riguarderà non solo gli operatori che hanno avuto a che fare con il corpo senza vita della giovane, ma anche la cerchia delle sue conoscenze e di quelle del fratello e dell’amico Andrea Sempio, oggi accusato di omicidio. 

Il compito di trovare il titolare del cromosoma Y isolato su due campioni, uno dei quali contenente anche le tracce dell’infermiere che lavorò in sala autoptica rilevate anche su un terzo reperto, spetta ai pm e ai carabinieri.  

Le indagini a questo punto dovrebbero procedere su due binari paralleli. Da un lato non verranno effettuati tamponi a tappeto, come nel caso di Yara Gambirasio, e l’attenzione si concentrerà sui tecnici intervenuti nell’immediatezza della morte di Chiara.  

Dall’altro, si procederà con prelievi mirati tra le persone appartenenti al ristretto giro di conoscenze della ragazza, ai compagni di liceo di Sempio, ai suoi amici e a quelli del fratello della vittima, Marco Poggi. Senza tralasciare quanti, a vario titolo, hanno frequentato la villetta di via Pascoli. 

In prima battuta, infatti, va appurato se il Dna di “ignoto 3” sia o meno frutto di una contaminazione, ipotesi che alcuni consulenti di parte danno per quasi certa, poiché su uno dei frammenti di garza la traccia biologica senza identità risulta mescolata con quella dell’assistente del medico legale che eseguì l’autopsia.  

Se così non fosse, però, le ricerche si annunciano complesse e coinvolgeranno anche tutte le persone con cui Chiara aveva avuto contatti, considerato che la mattina del 13 agosto 2007 aprì la porta di casa senza esitazioni a qualcuno con cui aveva evidentemente confidenza. 

Dunque, in attesa che l’incidente probatorio riprenda tra due settimane, inquirenti e investigatori continueranno a lavorare per cercare di trasformare in “noto” quel profilo genetico. 

Gli esiti di questa attività potrebbero poi costituire l’oggetto di un’istanza con cui la Procura chiederà alla giudice Garlaschelli un’ulteriore estensione degli accertamenti irripetibili. 

Intanto, sul caso è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dichiarando che “comunque finisca, finirà male”, perché l’imputato condannato, che ha già scontato dieci anni, potrebbe non essere il colpevole.  

Nel caso di Garlasco, ha ricordato Nordio, l’imputato fu assolto in primo e secondo grado e poi condannato: si tratta di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara, che sta finendo di espiare una condanna a 16 anni e che, secondo alcune ipotesi, alla luce delle nuove evidenze potrebbe tentare di nuovo la strada della revisione del processo.