GAZA - Nella Striscia, “che non è altro che un campo di rovine, uomini, donne, ragazzi e ragazze stanno morendo di fame”, ha dichiarato davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Joyce Msuya, coordinatrice ad interim degli aiuti di emergenza dell’Onu. 

“Nell’enclave - ha aggiunto la rappresentante- è facile vedere sulle braccia dei bambini feriti la scritta ‘bambino ferito, nessuna famiglia sopravvissuta’”. I servizi commerciali essenziali, compresa l’elettricità, sono stati in gran parte tagliati, e “la fame aumenta” ha detto ancora. Il mondo sta “assistendo ad atti che ricordano i più gravi crimini internazionali”, ha avvertito Msuya che ha parlato di una situazione “catastrofica” dei diritti umani.  

Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ilze Brands Kehris, ha sottolineato che “gli attacchi israeliani contro rifugi ed edifici residenziali continuano a uccidere un numero inaccettabile di civili: donne, uomini, giovani e anziani”, e ciò dimostra “che nessun posto a Gaza è sicuro”. 

Il Direttore dell’Ufficio per le Emergenze e la Resilienza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), Rein Paulsen, ha descritto al Consiglio di Sicurezza la terribile situazione alimentare nel nord di Gaza. “Il Comitato di Studio sulla Carestia ha riscontrato un’alta probabilità che la carestia si verifichi o sia imminente in alcune aree della Striscia di Gaza settentrionale”, ha detto.  

“I sistemi agroalimentari sono collassati” e “quasi il 70% dei terreni coltivati, che contribuivano fino a un terzo del consumo giornaliero, è stato danneggiato o distrutto dall’inizio dell’escalation delle ostilità lo scorso anno”, ha sottolineato, chiedendo un cessate il fuoco.  

La Fao, che è pronta a intensificare i suoi sforzi per rispondere e alleviare la carestia ha ribadito: “non possiamo dimenticare che la pace è un prerequisito per la sicurezza alimentare e che il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale”. 

La ong ‘Save the Children’ ha reso noto in un comunicato che circa 300.000 bambini sono fuggiti dal Libano verso la Siria nelle ultime sette settimane a causa dell’aggravarsi del conflitto con Israele. Molti bambini viaggiano da soli, separati dai genitori o dalle famiglie, sono a rischio di abusi, malattie e soffrono per la carenza di cibo, con l’inverno che incombe, sottolinea la nota. 

Si stima che il 70% degli sfollati dal Libano alla Siria sia siriano, mentre il resto è libanese o di altre nazionalità. Le Nazioni Unite stimano che circa il 60% sia costituito da bambini e adolescenti, molti dei quali hanno un “disperato bisogno di cure mediche, riparo, cibo e acqua”. 

Almeno 1,2 milioni di persone in Libano - un quinto della popolazione totale - sono sfollate da quando la violenza si è intensificata, compresi molti dei rifugiati siriani (in totale 1,5 milioni circa) che hanno trovato rifugio in Libano dall’inizio del conflitto nel loro Paese, 13 anni fa. 

Secondo Save the Children, più del 72% della popolazione in Siria, pari a circa 16,7 milioni di persone, ha bisogno di assistenza: il numero più alto dall’inizio della crisi nel 2011, di cui il 45% sono bambini.