GAZA - Hamas ha annunciato che libererà l’ostaggio israelo-americano Edan Alexander nell’ambito degli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e la riapertura dei valichi per l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia.
La decisione viene vista come un gesto di buona volontà nei confronti del presidente Usa, Donald Trump, che martedì arriverà nella regione mediorientale per un tour in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati, ma non Israele.
La famiglia del ventenne, cresciuto in New Jersey e rapito il 7 ottobre 2023 mentre da soldato israeliano si trovava in una base militare intorno alla Striscia, ha confermato di “essere stata informata e di essere in costante contatto con il governo americano a proposito della prevista liberazione nei prossimi giorni”.
L’ostaggio sarà rilasciato tra oggi e domani, ha detto all’Afp una fonte vicina al movimento islamista palestinese Hamas: “Edan verrà molto probabilmente rilasciato oggi o martedì ma ciò richiede la sicurezza delle condizioni sul campo”, ha detto la fonte, aggiungendo che Hamas aveva chiesto agli emissari americani, per l’occasione, “la sospensione di tutte le operazioni militari israeliane”. Il movimento non ha pianificato una cerimonia pubblica in occasione di questa liberazione.
Alexander è l’ultimo ostaggio americano ancora in vita dei 21 che si ritiene siano sopravvissuti dopo oltre 19 mesi di prigionia. Le condizioni di altri tre rapiti non sono certe, mentre i restanti 35 sono morti. Tra questi ultimi, ci sono anche quattro americani per cui l’inviato Usa per gli ostaggi, Adam Boehler ha chiesto la restituzione dei corpi.
Secondo la stampa israeliana, dall’Oman dove ha partecipato al quarto round di colloqui con l’Iran sul programma nucleare, l’inviato Usa per il Medio Oriente, Steve Witkoff, domani volerà a Tel Aviv. L’uomo di Trump sta conducendo negoziati con Israele, Qatar, Egitto e Hamas su un possibile accordo per Gaza “e su più ampie discussioni di pace”, ha riferito il giornalista Barak Ravid, citando due fonti a conoscenza dei colloqui.
L’annuncio di Hamas è un duro colpo per Benjamin Netanyahu, la cui decisione di continuare la guerra ha suscitato forti polemiche nel Paese, tra i timori per la sorte degli ostaggi e le critiche per una mossa denunciata come politicamente motivata.
Il primo ministro ha dichiarato che il rilascio di un ostaggio israeliano-americano non porterà a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, né al rilascio dei prigionieri palestinesi. In una dichiarazione del suo ufficio, Netanyahu, al contrario, ha ribadito che i negoziati per un possibile accordo che garantisca il rilascio di tutti gli ostaggi a Gaza saranno condotti “sotto il fuoco” e che il suo Paese sta preparando “un’intensificazione dei combattimenti”.
L’opposizione ha immediatamente puntato il dito contro il capo di governo: Benny Gantz ha ricordato che “tutti i 59 rapiti sono cittadini israeliani e la responsabilità di restituirli è nostra. È giunto il momento che il primo ministro si assuma questa responsabilità”. Per Yair Lapid, “i contatti diretti tra Hamas e Usa rappresentano un vergognoso fallimento diplomatico del governo israeliano e del suo leader”.
Hamas, da parte sua, si è detto “disponibile ad avviare immediatamente intensi negoziati e a compiere seri sforzi per raggiungere un accordo definitivo per mettere fine alla guerra” e “gestire la Striscia di Gaza tramite un organismo indipendente e professionale”.
Si sono fatti sentire anche i mediatori: Egitto e Qatar, in una nota congiunta, hanno elogiato l’annuncio del gruppo militante palestinese, definendolo un “passo che dimostra buona volontà” e che “incoraggia le parti a tornare al tavolo dei negoziati”. Un appello in questo senso è stato lanciato dal Forum dei familiari degli ostaggi che ha accolto la notizia sottolineando che “è il momento di una svolta nei negoziati”, aggiungendo che “la responsabilità ricade sul governo israeliano, nessuno deve essere lasciato indietro”.
Secondo media come Axios e Haaretz, la Casa Bianca sta compiendo enormi sforzi per portare a una svolta nei negoziati prima del viaggio di Trump. Israele ha fissato la fine del tour mediorientale del presidente la prossima settimana come scadenza per raggiungere un nuovo accordo oppure ha minacciato di condurre una massiccia operazione per occupare l’enclave palestinese, sfollandone la popolazione.