GAZA - La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) ha annunciato che i suoi siti di distribuzione degli aiuti oggi non saranno operativi, per permettere di svolgere le attività logistiche necessarie per accogliere un maggior numero di persone. Lo riporta il Times of Israel.
In questo modo, l’esercito israeliano (Idf) avrà anche il tempo di preparare percorsi di accesso più sicuri ai siti, prima della ripresa delle operazioni giovedì. Un portavoce dell’Idf ha avvertito i palestinesi che nel frattempo il passaggio sulle strade che portano ai siti di distribuzione sarà vietato, poiché queste vie sono considerate zone di combattimento.
A Gaza si muore di fame perché i pacchi alimentari non arrivano. E si muore anche quando si esce alla ricerca di cibo.
Ancora una volta in pochi giorni, i soldati israeliani hanno sparato contro la folla nei pressi di un centro di distribuzione, azioni che ieri sono costate la vita ad almeno 27 persone. Lo hanno denunciato le autorità sanitarie locali, puntando il dito contro le forze israeliane.
Alle accuse, l’Idf ha risposto ammettendo di aver fatto fuoco, ma soltanto contro individui diretti minacciosamente verso la loro postazione. Per questa nuova strage è risuonata con forza la condanna dell’Onu, che ha parlato di “crimini di guerra”.
“Le forze israeliane hanno aperto il fuoco con carri armati e droni su migliaia di civili che si erano radunati dall’alba vicino alla rotonda di al-Alam, nella zona di al-Mawasi, a nord-ovest di Rafah”, ha riferito ai media internazionali il portavoce della difesa civile gestita da Hamas, Mahmoud Bassal.
Uno dei testimoni ha raccontato di proiettili che “piovevano su di noi da ogni dove”. Un responsabile dell’ospedale Nassar ha riferito di aver ricevuto 27 corpi, tra cui “tre bambini e due donne”, molti dei quali con “ferite da arma da fuoco e schegge su tutto il corpo”.
La Croce Rossa in serata ha confermato il numero delle vittime, mentre i feriti sarebbero una novantina. La zona degli spari era la stessa di domenica, quando più di 30 palestinesi erano stati uccisi mentre andavano verso il centro di distribuzione. In quell’occasione l’Idf aveva negato il coinvolgimento negli attacchi ai civili, evocando la responsabilità di individui imprecisati a volto coperto, immortalati in alcuni video.
Riguardo invece agli ultimi fatti, l’esercito ha fatto sapere di avere prima “sparato colpi evasivi”, dopo aver notato “diversi sospetti dirigersi verso di loro”. E “dopo che non si sono allontanati, sono stati sparati altri colpi nei pressi di alcuni di loro che stavano avanzando”. Sull’episodio è stata comunque aperta “un’inchiesta” anche se, è stato sottolineato, la sparatoria “è avvenuta a circa mezzo chilometro dal sito di distribuzione”.
Il sito in questione è uno di quelli gestiti dalla Ghf, sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti, ma non dall’Onu e dalle altre organizzazioni umanitarie, che accusano questa organizzazione di permettere all’Idf di usare il cibo come arma per controllare la popolazione di Gaza. Alla Ghf tra l’altro è stato appena nominato un nuovo capo: il pastore Johnnie Moore, un evangelico americano di destra, che è stato consigliere di Donald Trump sulle questioni relative alla libertà religiosa.
Gli spari contro i civili per le Nazioni Unite sono una linea rossa. Già nei giorni scorsi il segretario generale Antonio Guterres aveva invocato un’inchiesta immediata e indipendente, chiamando Israele a favorire “l’ingresso senza ostacoli di aiuti su larga scala”. E ora l’Alto commissario per i diritti umani Volker Türk ha affondato ulteriormente: “Gli attacchi diretti contro i civili costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e un crimine di guerra”.
I nuovi drammatici episodi di guerra di Rafah sono arrivati nel pieno dell’offensiva israeliana sulla Striscia, con le truppe di terra che hanno esteso le operazioni, con l’obiettivo di smantellare la rete militare e logistica di Hamas. In una fase in cui i negoziati per una tregua e un nuovo scambio di ostaggi sono tornati ad arenarsi.
Nell’ultima giornata di combattimenti l’Idf ha comunicato di aver perso tre soldati nel nord, aggiornando il bilancio delle vittime dall’inizio del conflitto a 424. Le vittime palestinesi, secondo il ministero della Salute dell’enclave, sono state almeno 4.240 da quanto Israele ha rotto il cessate il fuoco a metà marzo. Il numero complessivo è di oltre 54.500. Per lo più civili, denuncia Hamas.
La Casa Bianca ha dichiarato che sta verificando la “veridicità” delle notizie sugli spari mortali contro i richiedenti aiuti a Gaza, dopo che la Croce Rossa ha dichiarato che 27 persone sono state uccise nell’incidente martedì e anche l’esercito israeliano ha dichiarato di aver avviato indagini. “L’amministrazione è a conoscenza di queste notizie e ne stiamo attualmente verificando la veridicità. Perché purtroppo, a differenza di alcuni media, non prendiamo per buona la parola di Hamas”, ha detto la portavoce Karoline Leavitt.