GAZA - Si allarga il fronte di chi invoca aiuti urgenti per Gaza, con il Papa, il cardinale Pizzaballa e 23 Paesi firmatari che chiedono lo stop immediato delle ostilità nella Striscia.
“Noi, i firmatari elencati di seguito, siamo uniti da un messaggio semplice e urgente: la guerra a Gaza deve finire ora”, si legge in una dichiarazione del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, insieme ai colleghi di altri 22 Paesi, europei e non solo, e al Commissario europeo per l'uguaglianza, la preparazione e la gestione delle crisi.
Tra i paesi aderenti all’appello, oltre all’Italia, ci sono Australia, Canada, Francia, Irlanda, Spagna e Regno Unito.
Il documento contiene anche il rifiuto ai piani di cambiamento demografico forzato, sia nella nella Striscia di Gaza sia nel resto dei territori palestinesi occupati da Israele, chiede lo stop a ogni nuovo insediamento di coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est e ribadisce il sostegno al piano di pace arabo.
Inoltre, sollecita il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani rimasti nelle mani di Hamas e allo stesso tempo la fine delle restrizioni sul flusso degli aiuti per la popolazione civile palestinese di Gaza allo stremo.
Anche Papa Leone XIV si dice preoccupato dell’evoluzione dello scenario a Gaza, e ha ricevuto una telefonata da Mahmoud Abbas, Presidente dello Stato di Palestina, sui recenti sviluppi del conflitto e delle violenze in Cisgiordania.
Il pontefice, secondo la nota, avrebbe rinnovato “l'appello al pieno rispetto del Diritto Internazionale Umanitario” e ha ribadito “l'obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri e il divieto dell'uso indiscriminato della forza e del trasferimento forzato della popolazione”.
Considerata la situazione umanitaria, afferma il Papa, “si è enfatizzata l'urgenza di prestare soccorso a chi è maggiormente esposto e di permettere l'ingresso adeguato di aiuti umanitari”.
Intanto, le forze israeliane hanno lanciato un assalto aereo e terrestre alla città di Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, riporta la BBC, poche ore dopo che l'IDF aveva emesso un avviso di evacuazione per i residenti di sei isolati residenziali nella parte sud-occidentale della città.
La zona è popolata da migliaia di sfollati provenienti da Rafah e Khan Younis, nel sud di Gaza, e giornalisti locali hanno riferito che i carri armati e i veicoli militari israeliani si sono spinti in città dal checkpoint di Kisufim sotto la copertura dell'artiglieria pesante e dei caccia.
I filmati condivisi sui social media mostrano lampi di esplosioni e il suono di continui spari mentre le truppe israeliane avanzano. Migliaia di residenti sono fuggiti dalla città durante la notte verso la zona costiera di al-Mawasi, vicino a Khan Younis, che è diventata una delle poche aree relativamente sicure rimaste in tutta la Striscia.
Almeno tre palestinesi sono stati uccisi e diversi sono rimasti feriti dal fuoco dei carri armati, secondo quanto riporta il Guardian citando fonti mediche.
Oltre alle ostilità militari, anche la situazione alimentare per la popolazione civile rimane critica: almeno 19 palestinesi, inclusa una bambina di quattro anni, sono morti di fame nelle ultime 24 ore a Gaza, secondo quanto riportato da BBC e CNN, che citano il portavoce dell'ospedale dei Martiri di al-Aqsa, a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale.
La CNN riporta inoltre che, dall'inizio del conflitto nell'ottobre 2023, sono almeno 76 i bambini deceduti per malnutrizione nella Striscia.