TEL AVIV – Hanno perso la vita mentre erano in attesa di ricevere cibo e aiuti. A Gaza si è consumata l’ennesima strage con decine di vittime, secondo fonti palestinesi di Hamas che accusano l’esercito israeliano di aver aperto il fuoco vicino ad alcuni centri di distribuzione di aiuti nella Striscia meridionale.
L’Idf ha spiegato, come in altre simili occasioni, che si è trattato di “colpi di avvertimento”, aggiungendo che l’accaduto è “sotto esame”.
Le sparatorie - stando ai numerosi racconti di testimoni e non solo - sono avvenute nelle prime ore dell’alba vicino a due siti di aiuti umanitari. Oltre alle numerose vittime, si contano anche un centinaio di feriti. Funzionari palestinesi hanno puntato il dito contro l’esercito dello Stato ebraico, accusandolo di aver aperto il fuoco proprio su diversi palestinesi che stavano cercando di procurarsi del cibo.
Una dinamica che oramai, secondo le accuse di Hamas, si ripete da tempo nella Striscia. Da parte sua l’Idf ha affermato di essere a conoscenza delle segnalazioni di vittime dopo che le truppe avevano individuato durante la notte persone ritenute “sospette” che si stavano avvicinando alle forze israeliane nella zona di Rafah, in una modalità definita dai militari come “minacciosa”. I soldati, a quel punto, “hanno intimato loro di allontanarsi” ma al loro rifiuto hanno sparato “colpi di avvertimento”.
Il presidente Usa Donald Trump nelle scorse ore ha mostrato un certo ottimismo annunciando che a breve saranno rilasciati “altri 10 ostaggi” e augurandosi che la guerra finisca presto, ma senza fornire ulteriori dettagli.
Continuano, nel frattempo, le reazioni dopo l’attacco contro la chiesa della Sacra Famiglia, l’unica chiesa cattolica nella Striscia di Gaza diventata rifugio per sfollati in fuga dalla guerra, colpita da un colpo di artiglieria dell’Idf che ha causato la morte di tre persone e il ferimento di altre nove compreso il parroco, l’argentino Gabriel Romanelli, che papa Francesco dopo il 7 ottobre usava chiamare quasi tutti i giorni per avere notizie della piccola comunità cristiana nell’enclave palestinese e assicurare la sua vicinanza.
“Per quanto riguarda questo episodio, è uno sviluppo drammatico, diamo tempo, quello che è necessario, perché ci dicano che cosa è effettivamente successo, se è stato veramente un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c’è stata una volontà di colpire una chiesa cristiana sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione nel Medio Oriente”, ha dichiarato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, in un’intervista al Tg2 dove ha parlato anche del colloquio telefonico tra il primo ministro israeliano Netanyahu e papa Leone XIV.
“Credo che sia stata opportuna, non si poteva non spiegare al Papa, non informare direttamente il Papa di quanto è successo, che è di una gravità assoluta. Quindi trovo la telefonata positiva, trovo la volontà del primo ministro israeliano di parlare direttamente con Papa Leone positiva” ha aggiunto Parolin.
L’esercito israeliano, dal canto suo, si sarebbe giustificato parlando di “un errore di tiro”. Di “errore” ha parlato anche Netanyahu in una telefonata con Donald Trump che lo ha chiamato per esprimere il proprio disappunto. L’Idf ha poi fatto sapere di voler approfondire “le circostanze dell’incidente”, mentre il ministero degli Esteri ha voluto sottolineare che “Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi e si rammarica di qualsiasi danno a un sito religioso o a civili non coinvolti”.
Parole che non bastano tuttavia a frenare l’indignazione della comunità internazionale, nella quale cresce l’insofferenza per le troppe vittime civili causate dalla guerra di Netanyahu contro Hamas. “I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia”, ha dichiarato Giorgia Meloni definendo “inaccettabili” gli attacchi che “da mesi” Israele compie contro la popolazione civile.
“Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento”, ha commentato la premier. “Un atto grave contro un luogo di culto cristiano”, ha detto anche Antonio Tajani che ha poi parlato al telefono con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, chiedendogli “che venga fatta chiarezza sulla responsabilità del raid” sulla parrocchia.
Anche Parigi chiede che si ponga fine “alla carneficina a Gaza”, giudicando “inammissibile” l’attacco alla chiesa, “posta sotto la protezione storica della Francia” dopo un accordo degli inizi del secolo scorso.