GAZA - Un raid aereo israeliano ha colpito la chiesa cattolica della Sacra famiglia nella parte vecchia di Gaza City, ferendo il parroco Gabriel Romanelli a una gamba. Il Patriarcato latino a Gerusalemme spiega che il raid ha provocato “molti feriti, tra cui padre Gabriel Romanelli” e “danni alla chiesa” e ha confermato che due persone sono rimaste uccise: “Preghiamo affinché le loro anime riposino in pace e che questa guerra barbara finisca. Nulla può giustificare l’attacco a civili innocenti”.
Su X il portavoce del ministero degli Esteri di Tel Aviv, Oren Marmorstein, ha dichiarato che “Israele esprime profondo rammarico per i danni arrecati alla Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City e per le eventuali vittime civili”. Inoltre, ha aggiungo che l’Idf (Forze di difesa israeliane) “stanno esaminando questo incidente, le cui circostanze non sono ancora chiare, e i risultati dell’indagine saranno pubblicati in modo trasparente”. Marmorstein ha sottolineato che “Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi e si rammarica di qualsiasi danno arrecato a un sito religioso o a civili non coinvolti”.
Su X l’ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, ha scritto che “Israele sta conducendo una guerra di estrema complessità contro un’organizzazione terroristica sanguinaria che, in spregio a ogni principio umanitario, si scherma dietro la popolazione civile di Gaza in scuole, ospedali e luoghi di culto. Israele non intende arrecare danno a chiese o altri siti religiosi, ma, al contrario, profonde ogni sforzo per difenderne la sicurezza”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il vicepremier Antonio Tajani hanno commentato la notizia: “Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento”, sono le parole della premier. Mentre Tajani su X scrive: “Gli attacchi dell’esercito israeliano contro la popolazione civile a Gaza non sono più ammissibili. Nel raid di questa mattina è stata colpita anche la Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, un atto grave contro un luogo di culto cristiano. Tutta la mia vicinanza a Padre Romanelli, rimasto ferito durante il raid. È tempo di fermarsi e trovare la pace”.
Anche il leader del M5s Giuseppe Conte ne ha parlato, intervenendo in aula alla Camera sulle mozioni relative al Memorandum d’intesa fra Italia e Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. A Gaza, ha detto, “c’è una deliberata devastazione e distruzione, un sistematico sterminio che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Giorno dopo giorno, mese dopo mese, sono 21 i mesi. Si chiama genocidio, l’intento genocidario è chiaro e deliberato. Poche ore fa è stata colpita anche la chiesa cattolica della Sacra famiglia a Gaza, non viene risparmiato nulla”. Alle forze di maggioranza dico “toglietevi le casacche politiche perché a Gaza non è più questione di politica. A Gaza ormai è sparito anche il diritto, a Gaza è stata distrutta l’umanità. Non potete continuare a rimanere zitti”.
Intanto, ci sono stati progressi nei negoziati per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dopo che Hamas ha approvato la nuova mappa presentata da Israele, che include il ritiro delle forze dell’Idf dal corridoio di Morag, lo riferiscono fonti di Hamas all’emittente egiziana Al-Rad. La nuova mappa presentata da Israele prevede che le forze israeliane rimangano a circa un chilometro a nord del corridoio di Filadelfia, spiega il sito del quotidiano israeliano Haaretz.
Le delegazioni israeliane e di Hamas sono state a Doha negli ultimi giorni per condurre colloqui indiretti mediati dal Qatar. La principale controversia tra le parti riguarda il dispiegamento delle forze dell’Idf nella Striscia di Gaza durante il cessate il fuoco di 60 giorni e la richiesta israeliana di rimanere nel corridoio di Morag. Con la nuova proposta la profondità della presenza dell’Idf nella Striscia sarebbe ridotta a 1,1 chilometri lungo i confini settentrionali e orientali della Striscia. La precedente proposta, respinta da Hamas, prevedeva una presenza militare israeliana fino a due chilometri dai confini, e lungo le divisioni principali all’interno.
L’organizzazione americana Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) ha confermato che 20 palestinesi sono morti nei pressi di un centro di distribuzione di aiuto nel sud della Striscia di Gaza. Fonti mediche palestinesi avevano denunciato l’uccisione di venti persone questa mattina mentre aspettavano aiuti vicino a Khan Yunis.
Secondo la Ghf 19 persone sono state calpestate e una è stata accoltellata durante una rivolta “guidata dagli agitatori tra la folla”. In una nota l’organizzazione parla di “fondati motivi per credere che elementi della folla, armati e affiliati ad Hamas, abbiano deliberatamente fomentato i disordini”.
Da quando ha iniziato la distribuzione di pacchi alimentari alla fine di maggio è la prima volta che la Ghf riferisce di aver individuato diverse armi da fuoco tra la moltitudine, una delle quali è stata confiscata. La nota parla di un lavoratore americano che è stato minacciato con un’arma da fuoco da un membro della folla.