BERLINO – Il trionfo elettorale dell'Afd in Turingia e l’ottimo risultato ottenuto in Sassonia, dove il partito di estrema destra è arrivato secondo poco dietro l’Unione Cristiano-Democratica (Cdu), danno nuova verve alla co-leader di Alternative für Deutschland, Alice Weidel.

A inizio anno, Weidel è stata chiara parlando con il Financial Times: la Dexit, l’uscita della Germania dall’Europa, è un’opzione concreta per Afd. Per la leader del partito, la Brexit “è un modello per la Germania”, rimarcando il sostegno per quella che è una “decisione sovrana”. Affermazioni in linea con i principi del partito, nazionalista e conservatore anche se la leader non è totalmente d’accordo con questa definizione.

Di certo, il trionfo regionale dà ancora più peso all’ala estrema di Afd. Björn Höcke, leader del partito in Turingia, incarna e promuove una politica che fa leva sulla paura, sul nazionalismo e sul profondo scetticismo verso le istituzioni democratiche, compresa l’Unione europea. Un personaggio controverso per cui “Hitler non fu il male assoluto”. Nel 2015, Höcke ha contribuito a fondare Der Flügel, un’ala estremista dell’Afd che ha spostato ulteriormente a destra il partito, fondato su questioni soprattutto economiche e diventato nel tempo un punto di riferimento per coloro che si oppongono all’immigrazione e all’integrazione europea.

Nella sua intervista al FT, Alice Weidel ha spiegato: “La Dexit, l’uscita della Germania dall’Ue, per noi è un’ultima ratio”. Occorre però capire dove pone l’asticella la leader nazionale di Afd che ha aggiunto: “Non vogliamo distruggere cose, le vogliamo riformare. Ma può avvenire soltanto se i nostri partner europei capiscono che devono rispettare i nostri interessi più vitali”.

Un modo per individuare l’asticella è il tenore delle sue dichiarazioni, tutt’altro che distensivo nei confronti dell’Unione europea: “La Germania, per sopravvivere, non ha bisogno della Ue. La Ue, al contrario, ha bisogno della Germania. La Ue dovrebbe comportarsi di conseguenza. Solo a queste condizioni un’uscita della Germania dall’Unione europea non si renderà necessaria”.

Parlando con Repubblica, Weidel incalza: “Abbiamo fondato un nostro gruppo al Parlamento europeo. E restiamo convinti che una vera Europa libera possa solo basarsi su un’unione libera di popoli eguali. E mi dispiace se qualcuno rimarrà deluso, se il ‘pagatore’ Germania si riprenderà un po’ di sovranità”.

Intanto, in Germania nessuno intende governare con Afd, nonostante le ‘rassicurazioni’ di Weidel: “Afd non è un partito radicale né estremista. L’Afd, questa è la verità, è diventato il partito preferito dai lavoratori. Mentre la Spd si è presa gli schiaffi che meritava. Se il ministro dell’Interno della Turingia, Georg Maier (Spd) che è sottoposto ai servizi segreti, cerca di classificare il suo concorrente più temibile come ‘estremista’, può competere con noi nelle urne. Perché farlo abusando del suo ruolo e dei servizi segreti è squallido ed estremista, dal punto di vista del diritto. E gli elettori gli hanno presentato il conto, per questo”.

Insomma, per Weidel, leader di Afd dal 2022, “la cosiddetta ‘Brandmauer’, la linea rossa degli altri partiti contro l’Afd, è profondamente antidemocratica”.