TEL AVIV – Nel giorno del digiuno e del dolore di Tisha B'Av, ricorrenza della distruzione dei due templi ebraici di Gerusalemme, per la prima volta un ministro israeliano ha pregato apertamente sulla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio) accompagnato da numerosi coloni.
Il politico dell'ultradestra messianica Itamar Ben Gvir, che già in altre occasioni aveva pubblicizzato contestate visite nel luogo santo sia per i musulmani che per gli ebrei, ha violato lo status quo consolidato tra Israele e Giordania, che amministra il sito attraverso il Waqf islamico della Città Santa. Secondo fonti dei media, domenica ben 3500 coloni ebrei hanno visitato la Spianata.
Nel gioco delle parti, il premier Benyamin Netanyahu ha rilasciato una secca dichiarazione per dire che "la politica di Israele di mantenere lo status quo sul Monte del Tempio non è cambiata né cambierà". Di diverso tenore le affermazioni del ministro della Difesa Israel Katz, il quale ha promesso che Israele rafforzerà la sua presa sul luogo sacro "per sempre". "Duemila anni dopo la distruzione del Secondo Tempio, il Muro Occidentale e il Monte del Tempio sono di nuovo sotto la sovranità dello Stato di Israele", ha scritto su X. "Noi rafforzeremo la nostra presa e sovranità su Gerusalemme, sul Muro Occidentale e sul Monte del Tempio", ha aggiunto.
Ben Gvir, accompagnato dal ministro Yitzhak Wasserlauf e dal parlamentare del Likud Osher Shekalim (che ha postato una sua foto disteso a terra in segno di devozione) ha scritto sui social: "Se Dio vuole, lavoreremo per la piena sovranità e redenzione, sul Monte del Tempio e in tutta la Terra d'Israele". Il nome del sito è stato usato da Hamas per definire il massacro del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele: "Operazione Al-Aqsa flood".
L'incursione del ministro nazionalista ha suscitato la dura condanna dell'Anp, con il portavoce del presidente Abu Mazen che l'ha definita "il superamento di ogni linea rossa". La Giordania, custode del sito, ha parlato di "provocazione inaccettabile e di un'escalation riprovevole".
La dichiarazione giordana ha sottolineato che la polizia israeliana ha scortato il ministro durante la visita alla Spianata, come del resto si vede anche nei video sui social. Riad si è unita alla condanna dichiarando che questi comportamenti "alimentano il conflitto nella regione".
Amman in questi giorni sta cercando di non compromettere ulteriormente i rapporti con Hamas, dopo che il leader e negoziatore del gruppo Khalil al-Hayya, rivolgendosi direttamente ai giordani e agli egiziani, li ha incitati alla "rivolta popolare in favore di Gaza".
La tensione tra l'organizzazione fondamentalista e i paesi arabi si è alzata nei giorni scorsi dopo che l'intera Lega Araba ha firmato un documento in cui per la prima volta ha condannato il 7 ottobre, esortando Hamas a disarmare, lasciare il potere a Gaza e liberare gli ostaggi. Anche il Qatar, paese finanziatore dei gruppi, ha siglato la "Dichiarazione di New York", così come la Turchia che ospita diversi leader dell'organizzazione.