TOKYO – Per la prima volta dal 2012 in Giappone, i Liberal-democratici (Ldp) a capo della coalizione di governo perdono la maggioranza alla Camera Bassa.

Ciò corrisponde a una solenne battuta d'arresto per il neoeletto premier Shigeru Ishiba, leader da appena un mese del partito conservatore che ha governato quasi ininterrottamente il Paese del Sol Levante dal Dopoguerra ad oggi. La scelta prematura di dissolvere le Camere si è rivelata un azzardo che fa perdere, per la prima volta dal 2009, la maggioranza in Parlamento al Partito Liberal-democratico (Ldp) alla guida dell'esecutivo.

Il tracollo anticipato dagli exit polls delinea la stanchezza dell'elettorato nipponico per il partito che ha governato quasi ininterrottamente dal Dopoguerra ad oggi, e che torna a confrontarsi con l'ennesimo scandalo legato alla corruzione, la congiuntura economica negativa, e una classe dirigente incapace di rinnovarsi.

Il 67enne Ishiba, politico di lungo corso, diventato a fine settembre leader dell'Ldp al suo quinto tentativo, aveva promesso di ripulire l'immagine offuscata del partito dopo le dimissioni forzate di numerosi esponenti di primo piano, inclusi ministri del precedente esecutivo, accusati della gestione opaca di fondi irregolari a partire dal dicembre 2023.

Le difficoltà tratteggiate dal progressivo rialzo del costo della vita, esacerbate dalla svalutazione dello yen, e l'ambiguità su annunci fatti in campagna elettorale, poi prematuramente ritrattati, hanno fatto il resto, malgrado un'opposizione nel Paese ancora ampiamente frammentata. Un altro passo falso venuto alla luce negli ultimi giorni di campagna elettorale sono state le sovvenzioni fatte dal partito agli uffici degli stessi parlamentari esclusi per illeciti, che hanno deciso di candidarsi da indipendenti.

Dai precedenti 288 seggi ottenuti nelle elezioni del 2021 con l'alleato di centro destra Komeito, l'Ldp non riuscirà a raggiungere la semplice maggioranza di 233, il «minimo sindacale» a cui puntava Ishiba, su un totale di 465 contesi nell'aula più influente della Dieta.

Superano invece le aspettative la principale forza di opposizione, il Partito costituzionale democratico (Cdpj), rappresentato dall'ex premier Yoshihiko Noda, e i centristi del Democratic Party for the People (Dpp), questi ultimi indicati dagli osservatori come i possibili nuovi alleati dei conservatori per garantire la governabilità, malgrado le divergenze in materia fiscale.

A confondere ulteriormente gli orizzonti per la quarta economia mondiale, la fattibilità delle iniziative manifestate da Ishiba a inizio mandato. Dal piano di rivitalizzazione per le zone rurali a rischio di spopolamento nel Paese, alla creazione di una Nato asiatica per arginare l'espansionismo della Cina nell'Indo-Pacifico; un'iniziativa considerata «impraticabile» dall'alleato statunitense che vedrebbe minacciata la sua leadership sulle «modalità di contenimento».

Il responso degli elettori, inoltre, ridimensiona le aspirazioni dell'ala più nazionalista del partito che si batte da decenni per la revisione della Costituzione pacifista, per la quale sono necessari i due terzi della maggioranza della Camera Bassa, o 310 seggi, per dare il via al dibattito seguito da una consultazione referendaria.

Un impedimento che potrebbe precludere ad un progetto di riorganizzazione a livello geopolitico, e che, secondo gli osservatori, non escluderebbe un brusco cambio al vertice dell'Ldp stesso.

L'Ldp è considerato uno dei partiti di maggior successo a livello globale tra le democrazie liberali, al potere negli ultimi 69 anni in Giappone tranne in due occasioni.

Nel 1993, venne spodestato per la prima volta, dopo lo scoppio della bolla speculativa degli anni '80 e a seguito di scandali legati alla corruzione. Più recentemente, tra il 2009 e il 2012, quando il partito di centro-sinistra Cdp prese il sopravvento nel periodo che vide il verificarsi del disastro nucleare di Fukushima, nel 2011.