TREVISO - È stato condannato a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale Samuele Battistella, il ventenne di Mareno di Piave, in provincia di Treviso, che a Udine, nel giugno del 2024, sferrò un pugno fatale all’imprenditore giapponese cinquantaseienne Shimpei Tominaga, che stava cercando di sedare una rissa tra giovani.
Il giudice non ha invece riconosciuto il concorso nel reato per gli altri due imputati, condannati a due anni di reclusione soltanto per lesioni aggravate.
Questi ultimi sono Daniele Wedam, 20 anni, che non usufruirà della sospensione condizionale della pena, e Abdallah Djouamaa, 22 anni, entrambi di Conegliano (Treviso). Le condanne sono state pronunciate dal Tribunale, dopo l’udienza preliminare celebrata lo scorso 29 maggio, al termine del processo con rito abbreviato.
Era la notte del 21 giugno dello scorso anno quando l’imprenditore giapponese, notissimo in città per la sua attività di import-export e anche per il suo tifo per la squadra friulana di calcio, prese le difese di un giovane straniero, già ferito, inseguito da alcuni ragazzi per le vie del centro.
Attorno alle 3.30, nella rivendita di kebab dove la vittima stava mangiando con un amico, si presentò un ragazzo sanguinante. Tominaga provò a calmare gli animi, a difendere l’aggredito, a frapporsi tra lui e gli assalitori, ma uno di questi, Samuele Battistella, gli sferrò un pugno all’improvviso.
L’imprenditore cadde a terra battendo violentemente il capo e andando in arresto cardiaco. Fu soccorso da un’ambulanza e trasferito d’urgenza in ospedale, dove morì alcuni giorni dopo il ricovero in Terapia intensiva.
La squadra mobile e le volanti della Questura cittadina fermarono, nel giro di pochi minuti, sia Battistella che i due amici che si trovavano con lui.
Anche per questi ultimi due la Procura aveva chiesto pene severe: 12 e 10 anni di reclusione, ma l’accusa di concorso morale in omicidio preterintenzionale non ha retto alla valutazione del giudice del Tribunale friulano.
La corte ha invece stabilito una provvisionale di 200mila euro per la famiglia Tominaga, costituitasi parte civile, e di 3mila euro per le altre due parti offese, ossia l’amico della vittima, presente e anch’egli aggredito nei concitati momenti dell’alterco, e il giovane ucraino che era stato inseguito e picchiato dai tre imputati. Era lui che Tominaga aveva cercato di difendere prima di essere colpito con un pugno rivelatosi mortale.