Laureato in fisica, autore di fama internazionale e vincitore del Premio Strega, Paolo Giordano è recentemente approdato in Australia per promuovere il suo ultimo libro, “Tasmania”.

Durante il suo tour, Giordano ha fatto tappa all’Istituto Italiano di Cultura di Sydney, dove, intervistato da Robert Farotto co-fondatore del gruppo di lettura LibrInsieme della Dante Alighieri Society, ha presentato il romanzo e ha incontrato i lettori, regalando loro uno sguardo profondo e attuale sulla condizione umana attraverso le sue riflessioni e i temi centrali della sua opera.
 In “Tasmania”, Giordano esplora questioni universali legate all’ecologia, al cambiamento climatico e alla ricerca di significato in un mondo sempre più disorientato.

La storia segue le vicende di personaggi in cerca di un rifugio sicuro, reale o metaforico, dove ritrovare pace e stabilità. Parlando del significato del titolo dice che “Tasmania è un luogo che evoca isolamento, un posto ai confini del mondo. Ho scelto questo titolo perché l’isola rappresenta un rifugio dalla complessità, un simbolo d’evasione. Ma allo stesso tempo, riflette il nostro desiderio e bisogno di connessione, anche quando siamo tentati di fuggire”.
 Uno dei temi principali emersi nel nostro incontro è stato l’individualismo della società moderna, specialmente di fronte alle crisi globali come la pandemia.

Quando gli chiediamo come questo influenzi la nostra capacità di affrontare sfide collettive, Giordano risponde con una metafora potente: “La letteratura deve smuovere la terra.

Quando un terreno è troppo arido, anche la pioggia scivola via. Ecco, credo che la narrativa abbia il compito di dissodare il terreno emotivo, per renderci più permeabili ai cambiamenti, più pronti a lasciare che il mondo ci tocchi davvero”.

Lo scrittore piemontese sottolinea come oggi, con la crescente domanda di contenuti leggeri, ci si possa allontanare da queste riflessioni profonde.

“Se gli spazi artistici diventano solo luoghi di intrattenimento e distrazione, corriamo il rischio di dimenticare la nostra umanità. La letteratura, invece, ha il potere di riportare a galla quelle emozioni e quel senso di comunità che spesso ignoriamo” .
Durante  il nostro incontro, Giordano parla anche della crisi migratoria in Europa, un tema che gli sta particolarmente a cuore anche in seguito alla realizzazione di un podcast chiamato “In viaggio non pregare”, per raccontare una missione di salvataggio sulla Life Support di EMERGENCY, una delle navi che dal 2022 si occupa del salvataggio dei migranti nel Mediterraneo.

Racconta di un episodio che, seppure non contenuto nel podcast, lo ha profondamente toccato: l’incontro con un ragazzo nigeriano di 14 anni, solo e in viaggio verso un futuro incerto. “Era solo un bambino e si trovava in una situazione che nessun quattordicenne dovrebbe vivere. In quel momento ho sentito una naturale protezione verso di lui - spiega Giordano -. Ma ciò che mi ha colpito di più è stato il senso di distacco che la nostra società mostra verso queste vite. Portiamo queste persone lontano da noi, le facciamo viaggiare avanti e indietro. Dov’è il senso umano in tutto questo? È come se avessimo perso il contatto con la commozione umana”.

Per l’autore, questi episodi riflettono la necessità di riscoprire un senso di umanità collettiva, che la letteratura può contribuire a riaccendere.

Il rapporto tra scienza e potere è un altro tema centrale nella narrativa di Giordano. Da fisico, esplora spesso i conflitti tra la verità scientifica e le pressioni politiche e sociali. “Oggi siamo intossicati dalla tecnologia” osserva, riferendosi a figure come Elon Musk e alla crescente influenza di un mondo tecnologico che sfida le basi dell’umanesimo. “Sono deluso e anche un po’ arrabbiato per l’acquiescenza della società nei confronti dell’arroganza di certi settori tecnologici. Non è inevitabile che sia così. L’umanità ha altre energie, ha la capacità di pensare un mondo migliore. Ma oggi sembra che ci siamo dimenticati di farlo”.

Giordano invita a una distinzione tra scienza e tecnologia, sostenendo che quest’ultima, spesso guidata dal profitto, non sempre si allinea ai valori umani e democratici.

Lo scrittore ha anche condiviso il suo punto di vista sul successo, che ha raggiunto in giovane età grazie al suo primo romanzo “La solitudine dei numeri primi”.

Nonostante l’enorme popolarità, Giordano ha ammesso di non essersi mai lasciato sopraffare dalla fama. “Il successo è come un fuoco fatuo: sembra importante da fuori, ma in realtà non cambia l’essenza delle cose. Ciò che conta davvero è restare fedeli a sé stessi e prendersi le responsabilità che il successo comporta. Non ho mai trovato interessante l’idea del successo in sé; ciò che trovo davvero significativo è il processo di crescita interiore che si accompagna ad esso”.

A chiudere l’incontro, Giordano condivide un’ultima riflessione sul potere della scrittura: “La letteratura non ha tutte le risposte, ma può aiutare a porre le giuste domande. Credo che, di fronte a un mondo in cui siamo bombardati da risposte facili, il ruolo dello scrittore sia quello di dissodare il terreno emotivo e intellettuale dei lettori, perché possano accogliere la complessità e trovare un loro percorso di riflessione”.

Giordano, attraverso “Tasmania” e le sue riflessioni, invita i lettori a esplorare i dilemmi morali e le contraddizioni del nostro tempo e la sua opera ci sfida a riflettere sul modo in cui affrontiamo questioni globali. In un mondo che sembra avvicinarsi sempre più all’isolamento e alla disillusione, l’autore ci ricorda l’importanza di mantenere vivi l’umanità e il senso di comunità, elementi che la letteratura ha la capacità di riportare in primo piano.