ROMA - Il ministro dell’Economia e Finanza, Giancarlo Giorgetti, incontrando la stampa al termine della riunione del Consiglio Ecofin ha spiegato che cosa è successo durante la riunione del Consiglio dei governatori del Mes, quando gli è stato chiesto se e quando l’Italia approverà la ratifica della modifica del trattato sul “Fondo salva-Stati”. 

“Innanzitutto quello che ho detto ieri è che il Parlamento italiano non è in condizioni di approvare, e non approva” la ratifica. “Poi, quello che c’è di nuovo è che ieri, per la prima volta, Pierre Gramegna ha fatto delle riflessioni, recependo evidentemente anche delle critiche che abbiamo sempre fatto noi, per cercare di cambiare” il Meccanismo “e portarlo verso un altro tipo, come un fondo sovrano europeo. Ad esempio, in tema di difesa, evitando che i singoli Stati nazionali debbano indebitarsi spendendo a livello nazionale, ma su questo ci sono state molte resistenze e soprattutto dai paesi nordici”. 

Quindi, gli è stato chiesto, non ci sono molte speranze di ratificare il Mes, a breve? “A breve è impossibile”. Che poi si possa fare invece a lungo termine, “dipende se cambia, se migliora: se cambia natura come abbiamo sempre chiesto noi. Ma su questo la discussione è appena iniziata”, ha risposto Giorgetti.  

Ma gli altri paesi, gli è stato obiettato, insistono nel fare pressioni sull’Italia, ultimo paese che non ha ratificato il Trattato, prima di apportarvi qualsiasi cambiamento, che comporterebbe nuove ratifiche da parte di tutti gli Stati membri.  

“Appunto, non se ne esce. È evidente che se chiedono prima la ratifica, questo diventa impraticabile. È una discussione su cui siamo fermi ormai da qualche tempo”, ha replicato Giorgetti.  

Quanto all’ipotesi di un impegno degli Stati membri a intervenire dopo la ratifica, per cambiare il Trattato nel senso voluto dall’Italia, il ministro ha osservato: “Onestamente, dalla discussione di ieri mi sembra che siamo molto lontani anche dalla fase dell’impegno, nel senso che c’è un fronte molto consistente, il solito fronte che già abbiamo conosciuto” nel negoziato “sulle regole europee, che è assolutamente contrario a cambiarne la natura, quindi la situazione è destinata nel breve termine a non cambiare sicuramente”.