ROMA – Ma “non inizia oggi” e “non è stato generato” dal presidente Usa. E ancora: “Una difesa europea parallela alla Nato sarebbe un errore, [serve piuttosto] una colonna europea dell’Alleanza Atlantica”.

Per spiegare l’approccio improntato alla deterrenza la Presidente ha anche rispolverato un detto degli antichi romani: “Si vis pacem, para bellum” (Se vuoi la pace prepara la guerra), perché “se si hanno sistemi di sicurezza e di difesa solidi si possono più facilmente evitare conflitti”. Meloni è quindi intervenuta al Senato in replica, dopo le comunicazioni in vista del Consiglio europeo e, inevitabilmente, è partita dagli ultimi sviluppi in Medio Oriente: “Siamo ancora fiduciosi che si possa tornare alle negoziazioni”.

Capitolo Europa e Alleanza Atlantica: “Penso che l’Ue si sia indebolita da sola; non credo sia colpa del nazionalismo”, ha affermato definendo l’aumento delle spese per la difesa al 5% “un impegno carico di responsabilità” da parte dei membri Nato, “alla luce di un contesto molto incerto”.

Alle opposizioni, che la incalzano sul ruolo poco rilevante dell’Italia nello scacchiere internazionale, ha risposto: “Non considero politica estera quella fatta di foto opportunities e faccio molte più cose di quelle che condivido; poi saranno gli italiani a giudicare”.

Dopo aver ribadito le priorità italiane sui diversi scenari di crisi, come il sostegno a Kiev, il cessate il fuoco a Gaza, il ritorno a un tavolo di negoziato dell’Iran e l’impegno a raggiungere i nuovi target Nato delle spese militari (il 3,5% per la difesa e l’1,5% per la sicurezza) perché “non lasceremo l’Italia esposta, debole e incapace di difendersi”.

Inoltre, Meloni ha ribadito che qualora dovesse arrivare una richiesta dall’alleato statunitense, l’utilizzo delle basi italiane per interventi in Iran passerebbe comunque per il vaglio delle Camere. Al momento, si tratta di un periodo totalmente ipotetico, perché “l’Italia non è impegnata militarmente” e “non è stato chiesto l’uso delle basi”.

“Posso dire che penso che non accadrà ma posso garantire che una decisione del genere dovrà fare un passaggio parlamentare, a differenza di quello che è accaduto quando al governo non c’eravamo noi”, ha aggiunto.

Una risposta che non è bastata alle opposizioni che hanno chiesto – Elly Schlein e Giuseppe Conte in testa – una parola “chiara” sul fatto che l’Italia “non entrerà in questa guerra”.

La Presidente ha insistito respingendo la tesi di un’Italia “subalterna” agli Stati Uniti e rivendicando di essere già “leader di una nazione che conta”: “Non perché io conto – ha detto –, ma perché sono presidente del Consiglio di una nazione che si chiama Italia”.

Resta tutta la distanza, invece, sulle spese militari, che non hanno entusiasmato la Lega, mentre Meloni ha lanciato una citazione di Margaret Thatcher per argomentare la scelta di aderire al nuovo obiettivo Nato, dopo una trattativa che ha portato ad allungare al 2035 i tempi. L’importante, ha ribadito, è che siano target “chiari, trasparenti e sostenibili”, un messaggio che ha mandato anche a Bruxelles, insistendo sull’esigenza di rendere il Patto di stabilità “compatibile” con l’aumento delle spese per la difesa, senza creare “disparità di trattamento” per quei Paesi, come l’Italia, in procedura per deficit eccessivo.