C’è chi lo considerava un genio e chi lo definiva come il miglior scrittore italiano degli anni 2000. E’ lecito pensare che forse entrambe le affermazioni siano state volutamente esagerate ma una cosa è certa: Faletti è stato uno di quei talenti come raramente se ne sono visti. La sua specificità era la poliedricità, e non si tratta di un semplice modo di dire ma di un vero e proprio dato di fatto. Uno, nessuno e centomila, verrebbe da dire, visto che Faletti ha indossato i panni del comico, del cantante (e autore di canzoni), e, “last but not least” dello scrittore. E non a tempo perso. 

“Sono passati già sette anni, abbiamo fatto tante cose per ricordare Giorgio. Sicuramente è stato un periodo proficuo per raccontarlo. È un po’ come se lui fosse stato sempre con noi. È sempre stato presente e il suo pubblico con lui”. A parlare è Roberta Bellesini, moglie di Giorgio Faletti, scrittore, cantautore, ma anche regista, attore, comico e cabarettista. Dagli inizi del luglio 2014, quando Faletti è scomparso dopo una malattia, Roberta non si è mai fermata, anzi, si è impegnata per raggiungere con determinazione due obiettivi: far vivere i lavori rimasti incompiuti del marito e mantenere saldo il rapporto con il pubblico.

“Sono stati sette anni intensi - spiega - e pieni di soddisfazione, una soddisfazione arrivata direttamente dal suo pubblico. C’è sempre stato un grande affetto, reciproco. Giorgio aveva un rapporto speciale con spettatori e lettori, aveva grande rispetto di chi lo seguiva. Portava un lavoro sul palco solo quando era davvero sicuro, perché mai avrebbe voluto deludere il pubblico. Era molto critico e severo con se stesso. La sua paura? Era che qualche suo lavoro non venisse capito”. 

Il lavoro incessante è proseguito in tutti questi anni. “Abbiamo continuato a raccontare Giorgio attraverso i progetti che erano sulla sua scrivania - spiega la moglie - perché è giusto narrarlo nei suoi successi e molti festival legali allo spettacolo o festival letterari lo fanno, ma anche, e soprattutto, è giusto raccontarlo con lavori nuovi che Giorgio non era riuscito a portare a compimento”. Così, nel 2015 è arrivato sul palco “L’ultimo giorno di sole”, che è anche l’ultimo racconto scritto da Faletti.

“È l’ultimo a cui si è dedicato - racconta Roberta - voleva farne la regia. È un progetto bellissimo in cui ci siamo buttati anima e corpo. È stato un bel lavoro di gruppo, c’è stato un ottimo riscontro da parte del pubblico e dalla critica. Lo abbiamo portato anche a New York, è un lavoro che ci ha dato tanta soddisfazione. Abbiamo dovuto bloccarci a causa del Covid, ma speriamo di proseguire”. E poi “Appunti di un venditore di donne”, che da romanzo è diventato un film trasmesso in prima televisivail mese scorso.

“La trasposizione cinematografica di questo libro - continua la moglie di Faletti - era il sogno di Giorgio. Essere arrivati a quel traguardo è stato davvero molto bello”. Secondo la moglie, “Giorgio vive perché lavori postumi come ‘La piuma’, ‘L’ultimo giorno di sole’ vivono, piacciono al pubblico e danno grandi soddisfazioni”.

Nato ad Asti il 25 novembre 1950, laureato in Giurisprudenza, dopo un breve contatto con il mondo della pubblicità tentò il mestiere di cabarettista, approdando quasi immediatamente al Derby Club di Milano, tempio del Cabaret. Il debutto televisivo arrivò nel 1982 con la trasmissione “Pronto Raffaella” con Raffaella Carrà, e diventò l’indimenticabile protagonista di alcune fortunate serie televisive come “Drive In”, “Emilio” e “Fantastico 90”. 

I personaggi creati da Faletti erano letteralmente irresistibili, la sua fantasia era sfrenata e scoppiettante. Eccolo dunque nei panni di un fantomatico “Testimone di Bagnacavallo”, o dello stralunato “Carlino” (famoso per il tormentone sul “giumbotto”), o del “Cabarettista Mascherato”, come di “Suor Daliso”. 

Ma in questa carrellata sarebbe un delitto dimenticare il superlativo “Vito Catozzo”, un personaggio dalla parlata tutta sua che era arrivato ad influenzare il lessico di tutti i giorni (culattacchione, mondo cano, porco mondo che ciò sotto i piedi...).

Artista, davvero eclettico ed completo, Faletti partecipò al Festival di Sanremo del ‘94, cantando   “Signor Tenente”, che vinse il Premio della Critica e si classificò secondo. Seguendo il filone della canzone, collaborò con alcuni grandi artisti della musica leggera italiana, scrivendo canzoni per Mina, Milva, Gigliola Cinquetti. Malato da tempo di tumore (ai polmoni), è morto a Torino il 4 luglio 2014 all’età di 63 anni. 

E mentre una targa collocata da pochi giorni sulla casa natale di Faletti, in corso Torino ad Asti, ricorda le radici dello scrittore e lo definisce “artista eclettico”, il futuro di Giorgio continua. 

“Stiamo lavorando da tempo alla trasposizione cinematografica di ‘Io uccido’ - conclude Bellesini - per le sue caratteristiche è più adatto a una serie tv. È un lavoro lungo, speriamo di riuscire a realizzarlo presto. Sarà un altro sogno di Giorgio che si realizza”.