Testimone di un’epoca lontana che ha inevitabilmente forgiato il suo carattere e ogni sua scelta. Alla straordinaria età di 102 anni, compiuti lo scorso 11 gennaio, Giovanni “John” Tarascio ancora si lascia guidare dall’indicibile amore per la sua famiglia e dalla sua incrollabile forza interiore, la stessa con cui ogni volta ha affrontato le incalzanti difficoltà della vita.

Circondato dalla sua famiglia e dagli amici di sempre, Tarascio ha celebrato il suo giorno speciale con lo stesso senso di riconoscenza che da sempre riempie le sue giornate, perché la chiave non è certamente la buona sorte e non sono dei geni fortunati, piuttosto è la capacità di saper apprezzare ogni singolo giorno.

“Sono la gratitudine e l’amore per la mia famiglia ad avermi sempre guidato nella mia vita”, mi dice quasi sussurrando, per rivelare quel ‘segreto di longevità’ che pervade chiunque di curiosità. 

Nell’ormai lontano 1941, nel pieno della Seconda guerra mondiale, Tarascio si è arruolato come volontario nell’Aviazione, prendendo parte come armiere artificiere al 35esimo Stormo Bombardieri dell’Aeronautica Militare italiana. Ben presto, ha iniziato a memorizzare gli intervalli regolari dei colpi d’arma da fuoco, a fare i conti con le missioni in cielo e i compagni che partivano e, molto spesso, non facevano più ritorno. 

“Questo suo coraggio mi ha sempre inorgoglita”, ripete spesso sua moglie Pina Tarascio.

Verso la fine del drammatico conflitto, nel 1943, Giovanni ha fatto ritorno a Vizzini, la sua cittadina d’origine: ventisette giorni di cammino dal lago Trasimeno in Umbria fino allo Stretto di Messina, per poi raggiungere il pittoresco paese in provincia di Catania. In una Italia misera e distrutta, trascinando cicatrici invisibili ma radicate nel suo inconscio, Tarascio ha deciso di continuare il suo viaggio con rinnovato vigore; l’immensità del suo animo gentile e la dedizione al lavoro l’hanno spinto a cercare una nuova strada pur affrontando l’estrema povertà del dopoguerra.

All’età di dodici anni, aveva infatti cominciato a formarsi alla professione di sarto, un mestiere dal valore inestimabile in un’epoca in cui si acquistava un abito nuovo solo in previsione di una ricorrenza e si rammendavano continuamente gonne, pantaloni e cappotti per superare la prova del tempo. La sensibilità nello scegliere i tessuti, la precisione e la pazienza nel confezionare un vestito, la puntualità nel rispettare le consegne: peculiarità che Giovanni Tarascio ha stretto a sé e ne ha fatto qualità assolute.

Di ritorno in paese, ha dato quindi inizio alla professione di sarto per abiti da uomo, prima a Vizzini e poi a Genova, presso un’affermata compagnia di vestiti d’alta classe. A ventisei anni, però, la scelta coraggiosa di lasciarsi alle spalle un presente incerto e partire alla volta del ‘nuovo mondo’ insieme a suo fratello Giuseppe Tarascio: l’Australia prometteva un futuro radioso e la possibilità di cogliere significative opportunità.

Cinque anni più tardi, nel 1954, dopo aver collaborato per svariate fabbriche tessili di Melbourne, Tarascio si è stabilmente inserito come sarto esperto in un’azienda di Flemington dove ha incontrato quella che sarebbe diventata la sua futura moglie e l’amore assoluto della sua vita.

Pina Mollica stava infatti accompagnando un’amica a trovare lavoro nella stessa sartoria quando ha inaspettatamente trovato impiego come interprete per le oltre quaranta dipendenti italiane che non parlavano inglese. Tra macchine per cucire, aghi e forbici, Giovanni e Pina si sono innamorati e sono convolati a nozze poco dopo. Oggi, contano l’affetto di quattro figli – Adriana, Marisa, Salvatore e Nadia –, otto nipoti e dieci pronipoti.

A due anni di distanza dall’attesa celebrazione dei 100 anni di Giovanni Tarascio, famiglia e amici si sono riuniti di nuovo per salutare il nuovo anno con lo straordinario 102esimo compleanno di un amatissimo padre, nonno, bisnonno, amico ed esempio di coraggio e abnegazione.

Giovanni e Pina Tarascio nel giorno del loro matrimonio, l'11 dicembre 1954

Sono stati i coniugi Gino e Ines Francese dello storico Cafe Cavallino a Lygon Street – oggi gestito dai figli della coppia per non perdere la preziosa eredità familiare – ad aprire le porte della loro meravigliosa Echo Homestead nei pressi di Geelong, una villa in perfetto stile neogotico e protetta dall’Heritage Council Victoria. Circondati dal verde rigoglioso di un giardino finemente curato, in una soleggiata giornata estiva, gli ospiti si sono avvicendati nell’esprimere le proprie congratulazioni nei confronti di Giovanni Tarascio: parole dolci, abbracci sinceri e ricordi indelebili fissati su cartoline colorate.

Una foto insieme ai figli, da sinistra: Adriana Agosta, Salvatore Tarascio, Nadia Tarascio, Pina e Giovanni Tarascio, e Marisa Spiller

Suo figlio Salvatore Tarascio, visibilmente emozionato, ha per primo rivolto un augurio sincero a suo padre, ringraziando i tantissimi accorsi alla celebrazione e dando inizio alla festa, allietata da meravigliosa musica dal vivo.

“Al di là dell’età che è sicuramente incredibile, dovremmo in realtà parlare di quanto sia ancora giovane – ha detto sua figlia Marisa Spiller durante il suo discorso –. C’è un detto che dice: ‘Non smetti di giocare perché sei invecchiato, piuttosto invecchi perché smetti di giocare’. E lui è l’esempio perfetto: ancora fa i suoi quaranta giri al giorno attorno al giardino, si prende cura dei suoi alberi da frutto, in particolare dell’albero di fichi. Si dedica alle sue piante di pomodoro e continua a scuotere il pugno verso gli uccelli che mangiano le sue mandorle. E continuerà a lamentarsi dicendo: ‘Quest’anno i limoni non hanno fatto nulla e i mandarini sono tutti a terra!’. E poi, non c’è occasione in cui non si impegni in una discussione politica: guai a chi osa dibattere con lui sull’argomento!”.

“Per me, papà è nell’albero di Natale che ogni anno prepara e nel giardino rigoglioso dove non c’è mai una foglia fuori posto. È ancora così giovane nel cuore. Dopo aver compiuto 100 anni, ha detto che avrebbe ricominciato daccapo: se ci affidiamo a questa progressione, ora sta entrando nei ‘terribili due’. Fate attenzione!”, ha continuato.

A correre da una parte all’altra del giardino, durante la sua festa di compleanno, c’erano anche i dieci pronipoti di Giovanni Tarascio: un incredibile secolo di differenza tra lui e i bambini più piccoli. “È un libro di storia per loro ed è una luce splendente per tutti noi”, ha aggiunto sua figlia.

“Sei sempre stato un grande esempio di coraggio, amore, positività, gentilezza e umiltà, giustizia, compassione, onore e rispetto – ha continuato in italiano, rivolgendosi al padre –. Ci hai insegnato l’importanza del vivere bene e giusti, e come camminare in questa vita. Sei rimasto sempre giovane di spirito e questo mi pare sia il tuo segreto. Ti auguriamo ogni cosa bella; sei semplicemente un uomo grande e ti vogliamo bene, giovanotto!”.

Giovanni e Pina Tarascio insieme a nipoti e pronipoti durante la celebrazione del 102esimo compleanno

Anche sua moglie Pina Tarascio ha voluto dedicargli parole cariche d’affetto, con uno sguardo sempre rivolto a quel passato che li ha meravigliosamente uniti.

“È un uomo leale e con il suo comportamento e carisma ha sempre meritato rispetto. La sua costante presenza in famiglia e i suoi insegnamenti sono stati per i nostri quattro figli un esempio d’amore per i valori umani da proteggere e difendere”, ha raccontato.

Lo scorso dicembre, i coniugi Tarascio hanno celebrato anche l’eccezionale traguardo dei 70 anni di matrimonio, “un percorso lungo con i suoi alti e bassi”, durante i quali “Giovanni ha sempre mostrato tenacia e determinazione e, da buon capitano, ha portato tranquillamente in porto il nostro naviglio”.

“Purtroppo, il tempo passa e il vigore di allora si è trasformato in tenerezza, un altro sentimento bellissimo che tiene più saldi e più uniti. Oggi guardiamo con gioia e compiacimento una nidiata di piccoli bimbi: sono i figli dei nostri nipoti che infiorano la corolla familiare. Sono i nuovi germogli di un albero secolare”, ha concluso.

Sulle note di My Way di Frank Sinatra, i coniugi Tarascio si sono poi lasciati andare a un dolcissimo ballo: abbracciati come sempre, rafforzati da un amore che è rimasto giovane e non si è lasciato piegare dagli ostacoli di una vita intera. 

In poche emozionanti parole, anche Giovanni Tarascio ha voluto ringraziare i tanti familiari e amici accorsi alla celebrazione del suo eccezionale compleanno. Il suo ricordo ritorna sempre a quei giorni ardui ma determinanti nel plasmare il pacifista che è oggi, un uomo che non ha mai amato le glorificazioni della guerra e che ha sempre pensato alla politica come l’unico mezzo per supportare le minoranze e gli emarginati.

“La mia vita è stata un’esistenza lottata in continuazione. Grazie a tutti voi che siete venuti per celebrare i miei anni passati: anni duri, anni difficili. La mia gioventù è stata colpita all’età di vent’anni. Ero in guerra, parte del 35esimo Stormo Bombardiere; la mia vita era assicurata da due fragili ali che tutti i giorni ci portavano in cielo. Ogni mattina partivo e non sapevo se tornavo – ha detto commosso –. Questa è stata la mia vita da giovane, ma oggi sono felice di essere qui insieme a voi a celebrare questa giornata”.