Nel 2023, a un giorno di distanza, due giganti della musica italiana avrebbero compiuto 80 anni: Lucio Dalla e Lucio Battisti. Dalla nacque il 4 marzo del 1943 a Bologna, Battisti il 5 marzo dello stesso anno a Poggio Bustone, in provincia di Rieti. Entrambi hanno segnato la storia della musica pop italiana, emozionando e ispirando intere generazioni con le loro composizioni.

Nel corso di una prolifica attività artistica, interrotta con la sua scomparsa nel 2012, Dalla ha pubblicato 22 album in studio e nove dal vivo, ha scoperto grandissimi talenti lavorando come produttore, tra i quali Samuele Bersani, e ha lavorato nel cinema, sia come attore che come compositore di colonne sonore.

Risulta difficile pensare al cantautore senza soffermarsi alla sua città: Bologna. La Dotta ha ispirato alcuni dei pezzi più famosi del cantautore, tra cui “Piazza Grande”, e non era raro vedere Dalla allo stadio o a passeggio sotto i portici. Tra i tanti artisti che si sono formati nella città, l’autore di “Com’è profondo il mare” è sicuramente uno dei più amati e rappresentativi, tanto che il capoluogo regionale emiliano ha spesso ricordato questo suo “figlio”, per esempio dedicandogli una statua seduta su una panchina o illuminando le strade con le parole delle sue canzoni. In occasione degli 80 anni, la città ha inoltre deciso di collaborare con la fondazione che porta il nome dell’artista, mettendo in campo una serie di iniziative come l’inaugurazione della lapide sulla sua casa natale e del cartiglio storico sull’ultimo alloggio in cui Dalla ha vissuto e lavorato.

Anche Poste Italiane ha scelto Bologna per ricordare il cantante quando, nel 2019, ha deciso di rendere disponibile l’annullo primo giorno di emissione del francobollo dedicato al cantante proprio nell’ufficio postale centrale della città. Oltre a Bologna, Dalla aveva una casa anche sulle isole Tremiti. Di lui Mauro, lo storico portalettere che, da quasi 30 anni, consegna la posta tra l’isola di San Nicola e quella di San Domino, ha un ricordo molto chiaro: “Lucio l’ho conosciuto da ragazzo quando qui amava suonare per le strade, tra la gente. Era una persona umile e un amico di tutti”.

Lucio Battisti, a differenza di tanti altri cantanti e artisti, scelse di vivere lontano dai riflettori fino alla sua morte, nel 1998. Chitarrista autodidatta e cantante dal timbro inconfondibile, Battisti operò negli anni ’70 una scelta singolare: dopo due tour decise di abbandonare la musica dal vivo. Questo non gli impedì di ottenere un grande successo, incidendo ben 17 album in studio e scrivendo canzoni per altri artisti, come Patty Pravo, Mina o i Dik Dik.

Il suo interesse è sempre stato nella ricerca degli arrangiamenti perfetti, mentre lasciava la scrittura dei testi a parolieri, come Mogol o Pasquale Panella. Se la figura di Dalla, come detto, è legata a Bologna, quella di Battisti è legata a Mogol, il suo paroliere più conosciuto.

La coppia ha firmato alcune delle canzoni più importanti della musica leggera italiana, come “Un’avventura”, con la quale Battisti partecipò per la prima e ultima volta come interprete al Festival di Sanremo nel 1969, “Il mio canto libero” e “Con il nastro rosa”. 

“La musica di Battisti e di Dalla è immortale. Ma se fosse possibile chiederei lo stesso un miracolo: averli di nuovo tra noi per poter continuare a gioire della loro arte”. È il “regalo” che Mario Lavezzi sognerebbe di fare per festeggiare gli 80 anni delle due icone della musica italiana. Rinomato compositore, cantautore e produttore, Lavezzi è un altro dei musicisti che hanno fatto la storia della musica leggera, scrivendo e promuovendo alcuni tra i pezzi memorabili del ‘900 e non solo: con Mogol ha scritto “Vita” per Dalla e Morandi e ha lavorato con Battisti, contribuendo, tra l’altro, al coro di “E penso a te” e de “Il mio canto libero”. Ma sono suoi, tra i tantissimi, i pezzi scritti per Loredana Bertè “E la luna bussò” e “In alto mare” o ancora, “Stella Gemella” per Eros Ramazzotti e “Torneranno gli angeli” per Fiorella Mannoia.

“La memoria che Battisti e Dalla ci hanno lasciato è incancellabile. Ancora oggi quando mi trovo a sentire una loro canzone in radio mi accorgo di come cantavano: al tempo ci era sfuggito, forse ci sembrava normale, ma si trattava di interpretazioni veramente uniche”. “Nessuno si rende tanto conto di quanto sia difficile interpretare le loro canzoni. Ultimamente ho analizzato un multitraccia di Battisti. Ho ascoltato la sua sola voce e, lo confesso, mi sono commosso” racconta.

“Il bel canto e l’interpretazione sono due concetti molto diversi. C’è chi sa cantare molto bene. Poi c’è chi sa anche comunicare. Come, per capirci, Vasco Rossi: lui comunica e il suo messaggio è trasversale. La stessa cosa l’hanno fatta Battisti e Dalla: avevano una tecnica vocale che si univa alla tecnica musicale. Battisti, ad esempio, studiava a lungo anche per scegliersi le tonalità migliori in cui cantare un pezzo. Come in ‘Comunque bella’, ad esempio. E come non pensare ai suoi falsetti... Ora sentiamo gente che canta alla rinfusa, ultimamente ne abbiamo sentiti di parecchi”.