BEIRUT - L’attenzione internazionale è tutto concentrata su quanto sta succedendo in Libano, con l’esercito israeliano che non solo continua le incursioni nel territorio libanese, ma ha attaccato per ben due volte le postazioni dell’Unifil nel Libano del sud, aprendo il fuoco contro un posto di osservazione del quartier generale di Naqura e ferendo due caschi blu cingalesi, di cui uno versa in gravi condizioni.

Nella notte tra sabato e domenica, inoltre, sarebbe rimasto ferito un terzo militare. Notizie che arrivano dopo che nel fine settimana a Labbouneh, a ridosso della Linea Blu al confine tra Libano e Israele, è crollato un tratto del muro di demarcazione della base Unifil 1-31, presidiata da militari italiani e già colpita dagli spari dei tank dell’Idf. 

Sull’attacco israeliano all’Unifil “vogliamo sapere se è stata una scelta politica o di militari sul terreno – ha commentato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani –. Perché i nostri militari non sono terroristi di Hezbollah e noi siamo amici di Israele. Aspettiamo risposte dall’inchiesta israeliana”.

Tel Aviv, da parte sua, assicura di voler fare luce sugli attacchi alla forza Onu e di aver avviato “un’indagine approfondita al più alto livello” che, in base ad “un primo esame” ha rivelato che i due caschi blu colpiti, del contingente dello Sri Lanka, sarebbe stati “inavvertitamente feriti durante i combattimenti con Hezbollah” che Israele accusa di “usare strutture civili e l’Unifil come scudi”.

Inoltre, spiega ancora l’Idf, “ore prima” dell’accaduto l’esercito aveva dato istruzioni ai peacekeeper di “entrare in spazi protetti e di rimanervi”.

“Tel Aviv ha oltrepassato la misura”, è stato invece il commento di un alto funzionario dell’Unione Europea, che ha convocato per oggi il Consiglio Affari Esteri e in settimana il vertice dei leader per condannare gli attacchi delle forze israeliane alle postazioni dell’Unifili in Libano. Sarebbero in corso i colloqui per arrivare ad una dichiarazione congiunta dei 27 di condanna, ma non si sarebbe ancora raggiunta l’unanimità, secondo quanto dichiarato da fonti europee.

“Le discussioni rimangono complicate, con la maggior parte degli Stati membri che chiede un linguaggio forte sulla situazione attuale, in particolare sugli attacchi contro l’Unifil e le violazioni del diritto umanitario internazionale, mentre alcuni (pochi) Stati membri vogliono avere un linguaggio più morbido”, ha commentato un diplomatico. 

Anche il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha espresso “profonda preoccupazione” in una conversazione con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant per le notizie degli incidenti con i Caschi Blu delle Nazioni Unite in Libano. Austin, secondo quanto reso noto dal Pentagono “ha sottolineato con forza l’importanza di garantire la sicurezza e la protezione delle forze dell’Unifiil e ha esortato Israele a passare dalle operazioni militari in Libano a un percorso diplomatico non appena possibile”.

La tensione dunque aumenta e lo sguardo è sempre fisso a quanto accade sul terreno. Anche perché c’è grande preoccupazione sulla sorte dei due milioni di sfollati in Libano e il rischio di un aumento dei flussi migratori verso l’Europa. 

L’Idf ha da parte sua segnalato che circa 40 razzi provenienti dal Libano sono entrati nello spazio aereo del Paese durante la notte israeliana, dopo allarmi scattati nell’area dell’Alta Galilea. Alcuni dei razzi sarebbero stati intercettati mentre altri sarebbero caduti in aree aperte.

Ma se è vero che l’aggravarsi del conflitto con Hezbollah preoccupa tutt internazionale, non si può ignorare che anche a Gaza la guerra continua, con bombardamenti che non si fermano e con gli aiuti alimentari che non raggiungerebbero la popolazione del nord della Striscia dal 1° ottobre, secondo quanto reso noto dal World Food Programme (Wfp), l’agenzia dell’Onu per la sicurezza alimentare.

“Non è chiaro per quanto dureranno le scorte alimentari rimanenti del Wfp nel nord, già distribuite a rifugi e strutture sanitarie”, si legge in una nota dell’agenzia.  

Nel frattempo l’Iran ha denunciato di aver subito un massiccio cyberattacco durante il quale sarebbe stata “rubata una grande quantità di informazioni”, come ha fatto sapere Abolhassan Firouzabadi, ex segretario del National Virtual Space Center.

“La quantità di attacchi informatici pesanti, che si sono verificati sui tre rami del governo, della magistratura e del parlamento, così come sull’industria nucleare, sono senza precedenti ed enormi”.

Tra gli obiettivi presi di mira ci sarebbero anche reti di distribuzione e trasporto di carburante, municipalità e porti. Ma il governo di Teheran si sarebbe mostrato “estremamente nervoso” durante gli “urgenti sforzi diplomatici” che l’hanno visto impegnato nelle scorse ore con i Paesi del Medio Oriente per valutare una possibile riduzione della portata della risposta israeliana all’attacco missilistico iraniano di inizio ottobre.